giovedì 11 ottobre 2012

Il colpo di coda di un sistema che ha fallito.


Errani, Lombardo, Penati - Minetti, Lusi, Belsito, Lupi, Zambetti - Fiorito,Maruccio.
Sono solo gli ultimi di una lunga serie di scandali che stanno letteralmente azzerando il sistema politico italiano: sempre più corrotto, sempre più marcio.
Un 3-5-2 "offensivo" di politici che in altre nazioni andrebbero a sedere in tribuna mentre da noi hanno mantenuto, e alcuni ancora mantengono, il loro ruolo di titolari. I Top Players de noantri.
La storia si ripete, e come per tangentopoli, un potere che sembrava eterno entra all’improvviso in agonia e inizia a cadere in modo drammatico e sconcertante.
Oggi,come nel 1992, ha perso la democrazia, sempre più fragile e anzi a rischio di estinzione. Il populismo ha svuotato di senso la politica e il parlamento.
Da quasi un anno, a sgombrare le macerie sono arrivati i professori e i tecnici e attorno ai partiti ed alle istituzioni s’è creato un vuoto di fiducia senza precedenti. Oltretutto oggi siamo veramente messi peggio di Tangentopoli: all’epoca erano inquisiti alcuni parlamentari, oggi è tutto il blocco della politica, ad ogni livello e ad ogni latitudine ad esser messo in discussione.

Io mi chiedo:
ai ministeri non era mai giunta notizia della crescita astronomica dei costi della Regione Lazio così come in tutte le altre Regioni d’Italia?
Nessuno dei ragionieri, tanto puntuali nel segnalare le varie scoperture legislative, s’era accorto di niente fino ad oggi?
E tutti gli altri politici non avevano mai saputo nulla?
Non è credibile.

La seconda repubblica, che aveva suscitato tante speranze è stata un travestimento del vecchio ordine più che una promessa di nuova realtà. Una falsa rivoluzione che ha condannato un’intera generazione a vivere uno show ripetitivo, con indici di gradimento caduti a picco e con gli attori malamente invecchiati.
Quindi ci risiamo: il problema però non è quello di far nascere la Terza Repubblica al posto della Seconda (ormai fallita), ma di avere il coraggio di fondare un’autentica democrazia dei cittadini. È il coraggio quello che serve per liberarsi e non essere più ostaggio tra la resistenza del vecchio a mollare e la difficoltà del nuovo ad imporsi.
Coraggio! Si proprio quello che per noi Italiani non è mai abbastanza, in quanto leader internazionali del vittimismo: preferiamo il vittimismo in ufficio (il 46% degli italiani ritiene di avere una qualifica inferiore a quella che si meriterebbe!), in politica (1 Italiano su 3 oggi è convinto che anche a seguito di questa crisi politica non cambierà nulla!) ma soprattutto nel tentativo di costruirci un futuro (in Italia 1 giovane su 3 fino a 34 anni rientra nella categoria“NEET”, non studia, non lavora e non prova neanche a fare uno stage!).
Stiamo inevitabilmente scendendo verso un disastro antropologico e non ci resta che fuggire via, sconfitti e bastonati o possiamo ancora intravedere nel susseguirsi di ondate di declassamento della nostra immagine interna ed internazionale un sostrato di forza e di resistenza popolare unica al mondo?
Come dimenticare i faccendieri “nani e ballerine” che hanno caratterizzato il craxismo? E gli impuniti e le veline di Berlusconi? Le ampolle leghiste e le lauree albanesi? Chi avrebbe mai pensato che Batman era non un Cavaliere, bensì un “Faccendiere Oscuro”?!
Un paese di “santi, poeti e navigatori” tradizionalmente povero come l’Italia non diventa borghese senza dover assorbire ondate di parvenu. Un paese per secoli senza democrazia non passa ad avere rapidamente partecipazione e trasparenza civile.
Bisogna assorbire gli eccessi e continuare ad avere fiducia in una società che è nel fondo più sana di quanto oggi ci raccontano e di quanto ci raccontiamo noi stessi.
È l’ultimo colpo di coda di un sistema che ha fallito e che vuole trascinare con se tutti, indistintamente, veicolando la logica del “sono tutti uguali”. È il momento di agire e perché qualcosa cambi dobbiamo cambiare qualcosa.

giovedì 14 giugno 2012

Intervento a Zer0positivo 9 giugno 2012, Domus Talenti - ROMA


"In questi giorni ho pensato spesso a cosa poter dire in questi 5 minuti. Come poter concentrare in 5 minuti tutte quelle idee, quelle prospettive, quei progetti e quelle esperienze che un giovane di 25 anni avrebbe voglia di raccontare, anzi di urlare al mondo intero. Però ogni volta mi rendevo conto che avrei avuto bisogno di troppo tempo ma soprattutto sarei finito per esporre una tesina pronto-consegna che non rientra per niente nello spirito e nella natura di questo nostro primo appuntamento.

Zeropositivo. ZERO perché credo sia arrivato davvero l’anno 0 in tutto. Politica, Economia, Società, Calcio.
Quando sin da piccolo segui il calcio e magari tifi Juventus, vinci tutto, hai i tuoi eroi nell’olimpo e poi li vedi sprofondare nel fango di calcio poli e adesso negli scandali del calcio scommesse.
Quando credi e anzi ritieni veramente che la politica sia una cosa seria, soprattutto in tempi in cui la gente ha bisogno di aiuto, la gente sente il bisogno di essere ben amministrata e governata e ti accorgi che seppur siano passati 20 anni sembra come se fossero passati 2 giorni dal manipulite e dalla fine della prima repubblica.
Quando hai 36 anni, sei sposato, hai da poco comprato casa accendendo un mutuo grazie alla garanzia che ti da il tuo stipendio e da un giorno all’altro la tua azienda fallisce e sei ufficialmente disoccupato…
Beh credo in tutti questi casi al nostro livello ZERO abbiamo già le vertigini.

Per questo ho pensato che era meglio far da tramite per tutte quelle discussioni che quotidianamente mi capita di avere con i miei coetanei e non solo.
"Digli che l’Italia è un paese che dorme, i cittadini sono senza idee si lamentano ma non cercano di migliorare la propria condizione. Siamo un popolo addormentato, inerme, ignorante rassegnato e perdente"."Digli che questa politica è sporca, marcia e non ha più nulla da dimostrare! Noi giovani nn ci crediamo più: non crediamo a questi partiti e non crediamo a questi politici"."Digli che non possiamo essere governati da 60enni, una generazione marcia che giorno dopo giorno, come una metastasi, sta facendo marcire anche la nostra"."Digli che loro facciano pure quello che vogliono, noi giovani della provincia di Ragusa ci stiamo organizzando e stiamo costruendo una comunità umana fondata sull’azione e sul territorio…ah digli pure che in pochi giorni siamo già più di 100!!!""Digli che serve più Europa per renderci più competitivi anche se cmq spetta a NOI non stare con le mani in mano".
Da qualche giorno ho scoperto un neologismo: nomofobia, ovvero NO MOBILE FOBIA cioè coloro che hanno paura di perdere il proprio dispositivo mobile, cellulare, PC. A me viene da ridere se penso che nel frattempo c’è chi ha paura di perdere il lavoro, dei terremoti e perfino del proprio futuro. Io uso internet e tutti i social media come tutti voi, ma non vorrei essere ricordato dalle generazioni successive solo come quelli degli hashtag dei post, dei commenti, di Twitter o di facebook. Io vorrei essere ricordato come quella generazione che ad un certo punto s’è rotta le palle ed ha preso in mano il Paese.
Mi hanno detto di dire che che è assurdo che a Comiso a Ragusa ci sia un aeroporto pronto da tre anni, costato 50 milioni di euro di fondi regionali e statali CHIUSO. L'aeroporto è dotato di un piano industriale in cui compagnie come Ryanair e Alitalia assicurano nel giro di un anno la presenza di circa un milione di passeggeri l'anno, che porterebbero un indotto tale da poter garantire più di mille posti di lavoro l'anno per la sola provincia di Ragusa. Ma lo stato, che paga per aeroporti fantasma ,come : Albenga , Ancona, Brescia, Parma, qui nel profondo sud non ha intenzione di pagare i controllori di volo , facendo perdere la più grande occasione di rilancio per la Sicilia sud-orientale."
Non parliamo poi che in Sicilia si pagano a Palermo gli spalaneve nel mese d’agosto, ci sono oltre 17mila dipendenti pubblici, hanno assunto 30 commessi di piano meglio noti come “camminatori” che spostano i faldoni da un piano all’altro. In Sicilia, in 7 città capoluogo di provincia, il 94,26% delle scuole è stato dichiarato a rischio sismico
Io penso che potremmo riscrivere la nostra costituzione dicendo che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul cavillo. Oltre alla forza di volontà dobbiamo riscoprire la forza fisica per superare le sabbie mobili in cui ci ritroviamo.
Quindi se parliamo di politica e del sistema politico:
  • Diminuiamo il numero dei parlamentari,
  • Diminuiamo diminuire le retribuzioni
  • Diminuiamo se non azzeriamo i benefit
  • 2-3 mandati e si torna alla vita reale
  • Sciogliere per sempre e in via definitiva il dubbio Province Si/ProvinceNO
  • Regioni a Statuto speciale. È ancora attuale quest’esigenza? Indichiamo un numero max di consiglieri per regione e fissiamo un compenso (inferiore all’attuale) ma uguale in tutte le regioni (oggi si varia dai 35 mln di Euro dell’Emilia Romagna ai 150 mln, ahimè, della Sicilia)
Quando si dice che serve l’atteggiamento del buon padre di famiglia non si deve pensare solo ad una frase fatta, oggi, nelle PA, negli enti pubblici e nella vita sociopolitica di tutti i giorni è davvero necessario agire come si farebbe con i propri figli: si chiede loro di comportarsi bene ma se poi ti vedono fare ciò che gli neghi il danno è doppio, perché si perde anche di credibilità. "

martedì 22 maggio 2012

VECCHI E NUOVI BARBARI. LA POLITICA RIPARTE DA ZERO (+).


Fine anni ’80, inizio anni ‘90. La Lega aveva qualcosa di selvaggio, perfino di barbarico. Un profilo ideologico difficile da incasellare, né di destra né di sinistra. La Lega si poneva come “una forza trasversale e interclassista”. La presa di distanza dalla classe politica coincideva con l’accentuata sfiducia verso la capacità dei partiti tradizionali di risolvere davvero i problemi del paese. Quest’ultimo aspetto indicava il carattere protestatario dell’adesione alla Lega Lombarda.
Più che la secessione, dunque, l’identità della Lega allo stato nascente era la contrapposizione verso il sistema dei partiti, inceppato e corroso.
È stato proprio il suo essere indefinito che ha reso la Lega attraente agli occhi di un elettorato orfano di appartenenze, ideologie, partiti mamma e che cercava un nuovo credo e un nuovo nemico. L’avversario da sconfiggere era Roma, anzi i partiti romani. “Craxi è stato la vittima principale della nostra manovra”, affermava Bossi alla vigilia delle elezioni del 1992. “La Lega segna l’inizio della sua fine, la frantumazione dell’onda lunga.” La Lega parlava ad un mercato elettorale tutto da conquistare, quello che si stava sgretolando insieme al Muro e che aveva bisogno di parole d’ordine nuove. Bossi ha intuito quanto fosse dirompente spezzare le liturgie della Politica delle Prima Repubblica innanzitutto nel linguaggio, nella seriosità, nei riti, nel modo di vestire. Prima di lui c’aveva provato Pannella, e ancora prima Guglielmo Giannini.
Oggi a cambiare il volto della politica italiana è un forte astensionismo ma soprattutto il Movimento Cinque Stelle e il suo Leader Beppe Grillo. Anche lui, i suoi spettacoli e il suo famoso “VAFFA…” hanno qualcosa di selvaggio e barbarico. Il profilo ideologico anche in questo caso va oltre la destra e la sinistra e si contrappone fortemente al sistema dei partiti. Tanti guardano al M5S come l’alternativa mentre tanti altri lo considerano come perfetta sintesi dell’antipolitica: toni da crociata, spettacolarizzazione, deriva populista e demagogica. Difficile e ingeneroso paragonare Grillo a Bossi, ma la storia sembra proprio ripetersi. Ai posteri…
Nel frattempo sono passati 20 anni. Tangentopoli non è mai finita e il Parlamento è stato chiamato quasi ogni settimana a votare sulle autorizzazioni a procedere come due decenni fa.
È cambiata solo la natura del reato e della politica: non si ruba più per fare politica, si entra in politica per rubare. Ieri c’erano i partiti che si trasformavano in comitati d’affari, oggi ci sono gli affaristi che si fanno eleggere. Ieri c’era il politico che si trasformava in banchiere, oggi il banchiere che dirige il partito. Forse, come ha detto il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli: non valeva la pena di buttare all’aria il mondo precedente per cascare poi in quella attuale. Una parte consistente della società italiana ha cambiato classe politica ma non ha mutato mentalità. Il ventennio Berlusconiano si è concluso con l’Italia sull’orlo del fallimento non solo economico, come nel 1992 dell’attacco speculativo alla lira e della manovra del governo Amato da 93 miliardi, il prelievo forzoso dai conti correnti, lo spettro della bancarotta. Ancora una volta la classe politica è stata costretta a ricorrere all’intervento di un commissario esterno.
La Seconda Repubblica che aveva suscitato tante speranze è stata una falsa rivoluzione che ha condannato un’intera generazione, quella nata alla fine degli anni ottanta, a vivere in uno show ripetitivo, con l’audience crollata e gli attori invecchiati.
Il problema di oggi non è far nascere una Terza Repubblica: c’è bisogno di fondare finalmente una democrazia dei cittadini. Corriamo il rischio di rimanere in ostaggio tra la resistenza del vecchio a morire e la difficoltà del nuovo a nascere. Prigionieri del nemico che ci portiamo dentro. Sempre in attesa di un liberatore, per non dover affrontare finalmente la responsabilità, la fatica e la felicità di liberarsi da soli.
I vecchi e nuovi barbari hanno già distrutto tutto. Ripartiamo da ZERO. ORA.

giovedì 17 maggio 2012

Oltre le giovanili di partito: i giovani devono puntare più in alto!



Ricambio Generazionale…suona bene, si fa presto a dirlo e sembra che tutti, ma proprio tutti non desiderano altro.
Ma oltre allo slogan c’è davvero la possibilità di realizzarlo? Come? Quando?
Sembrerebbe di SI. La soluzione indicata rimane nel portare avanti le giovanili di partito, ovvero quell’invenzione che risale a parecchi decenni fa e senza la quale, secondo alcuni, i partiti perderebbero lo spirito avanguardista. Bisogna quindi rimanere buoni, nel proprio ghetto demografico, continuare a fare volantinaggi, organizzare eventi, lavorare sodo nel silenzio e lontano dalle luci della ribalta. Bisogna aspettare il proprio turno, fare esperienza e diventare politicamente maturi. Un giorno (molto lontano) avremo il nostro meritato spazio.

Ma chi stabilisce quando si è politicamente maturi? Cosa vuol dire maturi?
Nella politica la gavetta è fondamentale e sarebbe impensabile pensare di farne a meno. Purtroppo però, quando fai la gavetta e quindi maturi esperienza, ti rendi conto che le giovanili di partito spesso e volentieri servono ai grandi per concentrare le energie nuove per poi incastrare i ragazzi dentro deleterie logiche organizzative che rappresentano alla perfezione quelle “ufficiali”: le loro logiche, quelle mature.
I ragazzi iniziano a dipendere da chi invece dovrebbe lasciar loro spazio. I ragazzi iniziano a competere, a scornarsi e dividersi perfettamente in fazioni che ricalcano beghe e contrasti che si consumano ai piani alti.
Giochetti, trame alle spalle, complotti, ostruzionismi, dimissioni, faziosismi, gruppetti, arrivismi, colonialismi, rancori:  non sappiamo se avremo un lavoro, non sappiamo se potremo farci una famiglia, non sappiamo se potremo essere padroni delle nostre scelte..e  i giovani, con i loro movimenti giovanili cosa fanno??? Corrono ancora appresso a congressi farlocchi, tessere inesistenti, commissariamenti ridicoli, simboli non concessi, slogan populisti, ripicche infantili, etc, etc…
Essere politicamente maturi vuol dire sviluppare integrità e autonomia intellettuale tale da evitare di prestare il fianco a caporali e sergenti che nella concitata frenesia di mantenere i propri orticelli si appoggiano in maniera opportunistica e circostanziale sulle beghe altrui.

Quando nella politica…
Quando nella politica si perde di vista la dignità, i valori, il rispetto. 
Quando nella politica non si riesce più a indicare un sogno, ma ci si insabbia nel commentare il presente. 
Quando nella politica non si parla al plurale ma si analizza tutto attraverso il proprio monocolo sfocato.
Quando nella politica si ha la presunzione di volere tutto ma non si valorizza niente.
Quando nella politica non si parla ma si urla.
Quando nella politica si investe solo tempo e denaro senza entusiasmo ma soprattutto passione disinteressata.
Quando nella POLITICA non mettiamo il CUORE...non è POLITICA.

IO CREDO
…nella politica e nella forte volontà delle nuove generazioni di cambiare davvero  le cose: subito e in meglio.
Un cambiamento vero che passi attraverso un approccio nuovo: senza slogan, senza recinti, senza padrini, senza rancori, senza ideologie. Attraverso un vero patto tra generazioni inteso come processo continuo d’interazione tra chi ha maturato esperienze e chi invece vuole iniziare ad impegnarsi in maniera seria e responsabile.
Un simile cambiamento oggi può realizzarsi solo creando un soggetto unico dove tutte le esperienze possano contaminarsi e trovare nuove sintesi e nuove prospettive.
Oggi possiamo parlare a tutti gli effetti di Politica 2.0 o Social-politics, ovvero quel modo nuovo di far politica e di parlare di politica che scorre sui binari della rete e soprattutto dei social media: si sono azzerate le distanze geografiche, si sono azzerate le distanze culturali ma soprattutto si sono azzerate le distanze tra giovani e dirigenti di partito.
Tutto ormai si fonde e si riproduce sulla scena della rete e si riversa quotidianamente anche nella vita reale. Non si avverte più la necessità di riunirsi e discutere in compartimenti stagno sempre più impermeabili e più inconciliabili. Serve confronto e interscambio totale: a tutte le latitudini, a tutte le età.
Il ricambio generazionale non deve essere uno slogan, deve essere una mentalità ma soprattutto una volontà, forte e determinata.
Oggi è fondamentale che i giovani si affranchino, senza paure e senza timori reverenziali, e rifuggano le lusinghe e i corteggiamenti del potere interno alle organizzazioni giovanili.
I giovani in movimento devono andare oltre e devono puntare più in alto, verso un bersaglio più grosso.

giovedì 23 febbraio 2012

Le analisi dei questionari di Generazione Santa Croce: luci,ombre e tanta voglia di dialogo e partecipazione.

Si chiude la prima fase relativa alle schede di valutazione ideate dai ragazzi di Generazione Santa Croce. I questionari sono stati strutturati in maniera tale da valutare con precisione il giudizio che i cittadini danno alla qualità di servizi,attività e operato dell’attuale amministrazione nel comune di Santa Croce Camerina.
Dopo una lunga fase di distribuzione dei moduli e di reperimento dei dati, i ragazzi sono passati alla fase di analisi. L’iniziativa ha trovato un ottimo riscontro tra i cittadini e ben 614 schede sono state compilate, con particolare attenzione alla parte dove si possono esprimere liberamente problemi e proposte che più stanno a cuore al singolo cittadino.
Il campione prende in esame un po’ tutte le fasce d’età di entrambi i sessi, con una prevalente presenza di giudizi da parte dei giovani grazie soprattutto alla diffusione, tramite internet, dei questionari.
Per meglio comprendere la portata dei dati, si sono suddivise le proposte e i problemi evidenziati dai cittadini in 5 aree di interesse: giovani, urbanistica, sicurezza, amministrazione e indicazioni generali. Per ogni voce c’è anche un riferimento preciso al quartiere/zona di riferimento in maniera tale da avere uno strumento preciso ed efficace per andare a valutare concretamente ove ci sia bisogno di intervento.
Alcuni dati in esclusiva:
-quasi il 70% di coloro che hanno risposto dicono di apprezzare il servizio di raccolta differenziata e riconoscono all’amministrazione di aver intrapreso la giusta strada.
-se parte della cittadinanza apprezza l’opera di riqualificazione dei marciapiedi (30%) tanti ancora si lamentano del cattivo stato del manto stradale (70%) soprattutto nella stagione invernale a causa delle abbondanti pioggie.
-netto il responso dei giudizi circa il servizio Postale: l’80% si dice insoddisfatto e non accetta che un servizio così importante debba soffrire una simile disorganizzazione.
- da valutare bene i risultati che riguardano l’integrazione e la sicurezza: il 42% degli intervistati afferma che l’integrazione è buona o ottima mentre altrettanti attribuiscono proprio agli immigrati la colpa per l’elevata sensazione di insicurezza che gira in paese.
-argomento centrale, neanche a dirlo, i giovani: il 90% degli under 25 intervistati denuncia l’assenza di servizi culturali mentre l’80% degli under 35 non trova traccia di spazi ricreativi che possano permettere una vita sociale a Santa Croce e contrastare “le fughe” verso le città limitrofe.

I ragazzi di GSC dichiarano: “Abbiamo pensato questa iniziativa per poter dar voce a tutti i problemi che troppo spesso un’amministrazione sottovaluta. Non vogliamo sostituirci a nessuno, ma solo mettere a disposizione di tutti le proposte di quei cittadini che, con entusiasmo e con spirito di partecipazione, hanno accettato di dialogare con noi ed esprimere un proprio giudizio. Nei prossimi giorni presenteremo le nostre analisi direttamente all’amministrazione.”

lunedì 20 febbraio 2012

ERESIA O NO: IO CI CREDO.

Una frase mi ha colpito tempo fa: “il futuro appartiene a coloro che trasmettono alla prossima generazione motivi per sperare”. La frase è di Pierre Teilhard de Chardin, definito il “gesuita proibito”, filosofo e paleontologo francese. Ricordare Teilhard de Chardin significa ricordare una figura tanto innovativa quanto controversa soprattutto perché ha collaborato al progetto di costruire un ponte di collegamento tra pensiero scientifico e pensiero religioso: un’eresia cosmica!!
NOI CI CREDIAMO è un gruppo di uomini e donne di ogni età, altrettanto innovativo e sicuramente ancor più controverso, che da mesi porta avanti un’altra eresia cosmica: costruire un ponte di collegamento tra il pensiero pulito e fuori da ogni logica di interesse dei giovani e di coloro che mai niente hanno chiesto alla politica e il pensiero di coloro che, da anni ormai, amministrano la nostra città ed hanno ben chiari luci ed ombre del proprio operato politico.
Io, in qualità di giovane ma soprattutto in qualità di appassionato di politica, sono stato sin da subito attratto da questa “eresia cosmica”. Da mesi mi confronto con tanti giovani e meno giovani che, come me  e quanto me, vogliono davvero costruire una Santa Croce migliore: la Santa Croce delle prossime Generazioni.
Una Santa Croce che torni ad essere una comunità unita e che, come ci suggerirebbe Pierre Teilhard, punti verso una maggiore socializzazione e contenga lo sviluppo estremo dell’individualismo. L’avvenire dell’evoluzione umana è dato dal fatto che stimolare la socializzazione significa contrastare l’alienazione oggi sempre più latente: l’uomo astratto (quello dei social media per intenderci) non esiste poiché l’essere umano è una relazione.
Una Santa Croce che sappia integrare tutti, che non si chiuderà su se stessa ma bensì investirà nella diversità come occasione di crescita e di sviluppo socio-economico.
Una Santa Croce che torni a parlare al futuro inseguendo con forza i propri sogni e le proprie ambizioni.
Una Santa Croce che non vuole lasciar scappare i propri figli e farà di tutto per dare a ciascuno di essi un buon motivo per rimanerci ed essere protagonisti.
Una Santa Croce che, senza alterare la propria natura, sappia sfruttare tutte le potenzialità umane, economiche, turistiche e sociali che la caratterizzano: un fiore all’occhiello per la Provincia di Ragusa.
Una Santa Croce dei santacrocesi.
Il mio (ormai) amico (astratto) Pierre Teilhard diceva che “È più facile che la Terra smetta di girare che l'umanità, presa nel suo insieme, riesca ad organizzarsi ed unificarsi”.
Non vorrei contraddirlo proprio all’ultimo ma credo che con gli amici di NOI CI CREDIAMO abbiamo davvero inaugurato un clima “costituente” di ampio consenso e di coesione generazionale.

Ad altri continuerà a sembrare una "eresia cosmica", ma IO CI CREDO.

mercoledì 15 febbraio 2012

Apriamo un nuovo cantiere politico!

Oggi la parola magica capace di rianimare la politica non è identità, è progetto. Nella società post ideologica del ventunesimo secolo, alle prese con le sfide nuove imposte dalla globalizzazione, si può dare una risposta rassicurante ai crescenti timori delle generazioni più mature e si può offrire una prospettiva soddisfacente a quelle più giovani restando abbarbicati alle parole d'ordine del secolo scorso, alle identità/etichette della destra, del centro, della sinistra?
Difficile crederlo, a meno che non si abbia come obiettivo la pigra conservazione dell'esistente e delle relative rendite di posizione. È una prospettiva che può andar bene al Pdl e al Pd, non certo a noi e agli amici del Terzo polo. La sfida di Futuro e libertà è tutta in questa consapevolezza: nel 2012 non ha senso continuare a usare lo specchietto retrovisore e a recriminare su ciò che doveva essere e non è stato e parimenti è miope concentrarsi solo sul presente come se davvero una legge elettorale fosse decisiva per il futuro degli italiani!
Se si vuol ridare un senso all'impegno politico, se davvero si ambisce a disegnare già ora le coordinate dell'Italia prossima ventura per renderla più bella e quindi migliore, allora è indispensabile osare, mettersi in discussione, navigare in mare aperto.
Certo alcuni valori fondanti della "cultura nazionale" mantengono la loro capacità attrattiva (non è forse la legalità la precondizione di ogni libertà? Non è forse di sentirsi comunità che hanno oggi necessità i popoli occidentali?). Ma è indubbio che la partecipazione politica tornerà ad essere il motore della democrazia solo quando sarà prospettata una via d'uscita dalla crisi, non solo economico-finanziaria, dei tempi attuali. E chi riuscirà ad indicarla con lucidità e a perseguirla con coerenza raccoglierà i frutti, anche in termini di consenso elettorale, della sua lungimiranza.
Se così stanno le cose, non si può negare che il futuro non si costruisce più con politiche figlie del secolo scorso bensì con politiche che spingano avanti la società, collochino in alto le ambizioni degli italiani, siano apparentemente eretiche ma capaci di contaminazioni e di sintesi culturali in sintonia con i tempi. Un solo piccolo esempio: alle opportunità e ai pericoli che la rete informatica mette di fronte ai nostri giovani si può rispondere rispolverando gli abiti mentali dei nonni, le categorie politiche del Novecento?
A ben vedere, anche il consenso popolare che, nonostante tanti sacrifici, sorregge l'azione del governo Monti è figlio del fatto che l'esecutivo è animato da un interesse nazionale e non di parte - salvare l'Italia dal baratro - e si muove con coraggio prendendo di petto vecchi tabù (mercato del lavoro, pensioni, liberalizzazioni) e vaste fasce sociali (evasori fiscali) che, per ragioni opposte, sia il centro-destra che il centro-sinistra hanno ignorato o blandito per non perdere voti. E se la politica è oggi percepita come autoreferenziale, costosa, inutile se non addirittura dannosa da un numero crescente di (ex) elettori non è forse perché da anni il consenso del cittadino viene chiesto dai partiti per battere l'avversario e non per costruire la società di domani?
La Seconda Repubblica è stata sepolta da dosi massicce, e a lungo andare intollerabili, di demagogia, populismo, conflittualità, inconcludenza. La politica raccoglie quel che ha seminato.
Se questo ragionamento è condiviso, allora rimbocchiamoci le maniche. Forse serviranno anche facce nuove, ma il deficit che sta facendo trionfare l'antipolitica è di idee, di progetti!
Quale vorremmo fosse l'identikit dell'Italia del 2020? Proviamo a disegnarlo confrontandoci con le altre società europee, aprendoci ai suggerimenti dei centri di ricerca e delle università, ascoltando le mille voci della cittadinanza attiva.
Apriamo un ideale cantiere politico per chiamare a raccolta tutti coloro che nelle stantie definizioni di moderati e progressisti non si riconoscono più perché prive di un respiro strategico, di una visione d'insieme sull'Italia che verrà. Proviamo a gettare il seme di quel nuovo soggetto (Partito degli italiani? Polo della nazione? Lista civica nazionale?) capace di unire il nostro popolo su pochi obiettivi condivisi, su un trasparente interesse collettivo, su una idea dell'immediato futuro della nostra Patria.

Appuntamento, per cominciare a parlarne, il 17 e 18 marzo a Pietrasanta.

(Gianfranco Fini, Presidente della Camera)

venerdì 10 febbraio 2012

IL DOVERE DI RICORDARE

Le Foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.

La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba.
È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.
Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza.
La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B”, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco. 

Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta “perché è stata ignorata per molto tempo”.

La legge 92 del 30 marzo 2004 istituisce il Giorno del Ricordo:

« La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata [...] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero. »

ABBIAMO IL DOVERE DI RICORDARE. 

martedì 7 febbraio 2012

“TUTTI (NOI, CI CREDIAMO) IN UNA (CITTA’ FUTURA) X SANTA CROCE”?

Potrebbe sembrare un semplice gioco di parole e di slogan, per me non lo è. Io sono uno di quei giovani, come tanti altri, che da anni ormai si sono avvicinati al mondo della politica, quello vero. Non il paradiso, ma un mondo dove ci sono i “mostri”, ci sono i personaggi buoni e dove tanti altri sono ancora "in cerca di autore".
Santa Croce Camerina, la nostra città, a piccoli passi, si sta avvicinando all’appuntamento elettorale di Maggio (Giugno?) 2012 che vedrà obbligatoriamente uscire di scena l’attuale Sindaco Dr. Lucio Schembari e lascerà senz’altro spazio ad una nuova parentesi amministrativa.
Rispetto alle precedenti elezioni, sono convinto ci sia più partecipazione, più voglia di mettersi in gioco e affrontare in prima persona le problematiche e soprattutto tanta (tantissima) convinzione che le cose, da ora in avanti, andranno fatte per bene. "Altrimenti…ci arrabbiamo!" (per citare un film di Bud Spencer e Terence Hill)

“Quartieri in festa” di Città Futura, l’Assemblea e le “Commissioni di lavoro” aperte a tutti di NOI CI CREDIAMO, i questionari di valutazione “Dai un giudizio al tuo quartiere e alla tua città” di GENERAZIONE SANTA CROCE, i Form di TxSC...ognuno ha trovato il suo metodo ed ha coinvolto, nei propri progetti per la città, tanti nostri compaesani riuscendo a farli partecipare e sacrificare così tempo e sforzi (fisici ed intellettuali).
È pur vero che ancora dobbiamo entrare nella fase calda, quella dove si susseguiranno accuse, controaccuse, contro-controaccuse etc… ma un risultato dobbiamo auto-riconoscercelo TUTTI: stiamo costruendo in modo nuovo e quanto più partecipato il futuro della nostra città. 

Ai posteri l’ardua sentenza su chi avrà trovato il modo migliore per valorizzare i cittadini e renderli davvero partecipi nella costruzione del programma e delle squadre amministrative.
Bisogna crederci perché ci sono tanti giovani che ci credono. Non provi nessuno ad aizzare le parti più vive e frizzanti (appunto i giovani) dei vari schieramenti gli uni contro gli altri: il rischio che si corre è quello di rovinare i sogni e le speranze di chi, tra tante critiche e mille divieti, sta dando fiducia alla volontà di quella schiera di “grandi” che ha deciso di mettersi a disposizione, partendo dai propri errori ma soprattutto dalle proprie esperienze positive.

NOI CI CREDIAMO e andiamo avanti.

lunedì 6 febbraio 2012

L’ignoranza non lascia il segno.

La notte del 6 febbraio scorso, dei vandali, (la sigla LAL potrebbe ricondursi alla Lega Alleanza Lombarda) hanno rifatto il look alla sede regionale di FLI LOMBARDIA sita in via Lanzone a Milano: oltre ogni sobrietà richiesta in tempi di crisi, a luccicare erano delle sfumature “verde-Lega-marcio”.
“FASCISTI”, “CRIPTOFASCISTI”, “FINI: CANAGLIA, LADRO, ON.RABBINO, ON. MONTECARLO” e per finire minacce di MORTE alla coordinatrice cittadina di Milano Barbara Ciabò.
FOTO ©Zamir C. Hashorva
Può lasciare di stucco come sia tutto scritto in perfetto italiano, ma di certo non stupisce per niente che, queste minacce e queste “violenze”, arrivino come conseguenza alla capacità che hanno avuto FLI MILANO e soprattutto Generazione Futuro MILANO di ben radicarsi sul territorio meneghino e di dimostrarsi, nel quotidiano, una spina nel fianco per tutti coloro che per troppi anni si sono abituati ad avere campo libero nel mal amministrare e nel portare avanti espressioni della peggiore politica.
Io, in quanto membro di Generazione Futuro Milano, condanno questo vile gesto e sostengo con forza la coordinatrice cittadina Barbara Ciabò a proseguire nel lavoro che abbiamo intrapreso, tra tante difficoltà e tantissime critiche.

Il mio pensiero va però anche agli “artisti”.
Mi rattrista pensare che dietro quelle scritte possano celarsi delle mani e delle menti giovani (non importa di quale colore politico). Se così fosse sarei profondamente deluso e irrimediabilmente preoccupato per le sorti della vita politica non solo milanese ma dell’Italia intera.

FOTO ©Zamir C. Hashorva
Non voglio credere che quanto di peggio i nostri politici ci hanno mostrato in questi ultimi mesi e anni non ci abbia insegnato praticamente nulla.
Non voglio credere che il momento di profonda crisi non riesca a sensibilizzare davvero TUTTI, a maggior ragione i giovani, ad un profondo sentimento di unità e coesione sociale a livello nazionale.
Non voglio credere che il giusto debba aver paura di additare chi sbaglia.
Non voglio credere che si giochi ancora con le divisioni in “casacche nere o rosse” quando il vero problema è che siamo tutti al “verde” (quello dei portafogli vuoti e non il sopracitato “verde-lega-marcio” delle scritte!).

Non voglio e non posso credere a niente di tutto questo perché io ho già qualcosa in cui credere ed ho accanto a me tantissimi altri ragazzi motivati, preparati e soprattutto fermamente convinti nel costruire un futuro migliore per noi stessi e per l’Italia.
Questa è Generazione Futuro Milano. Questa è Generazione Futuro.

mercoledì 1 febbraio 2012

26 Consigli di saggezza sull' avvenire.

1.    Se sei nel progetto, tu sei il progetto
2.    Se prevedi, puoi prevenire gli eventi e provvedere.
3.    Se prima pensi, senza supporre, capisci, parli e puoi agire.
4.    Se segui la linea, senza fermarti al punto arrivi all'obiettivo.
5.    Se pensi, capisci e valuti, puoi agire con cognizione sbagliando poco.
6.    Se fai ogni giorno tutto quello che puoi, dormi sereno.
7.    Se fai oggi quello che potresti domani, ti poni in testa agli eventi.
8.    Se sei un professionista, avanza proposte, mai problemi.
9.    Se scrivi tutto, non dimentichi mai niente.
10.  Se c'è un problema, proponi la soluzione.
11.  Se fai sempre quello che devi fare, stai in pace con la coscienza.
12.  Se fissi prima l'obiettivo e dopo le strategie, lo raggiungi.
13.  Se misuri l'efficacia del tuo lavoro, la qualità aumenta.
14.  Se prendi appunti, aumenti il valore dell'autoformazione
15.  Se hai il senso della misura e delle proporzioni, sei equilibrato.
16.  Se hai i punti di riferimento, non perdi la via.
17.  Se fai, anziché voler fare, agisci concretamente.
18.  Se fai sempre la prova del nove e controlli da due fonti le informazioni, commetti pochi errori.
19.  Se commetti un errore, accerta le cause, per non ripeterlo.
20.  Se perdi tempo non puoi recuperarlo. Quello che fai oggi non è quello che potresti aver fatto ieri.
21.  Se arrivano le difficoltà, affrontale sapendo che rientrano nella normalità.
22.  Se contano i risultati, le chiacchiere non servono.
23.  Se spieghi come intendi raggiungere l'obiettivo, anziché scusarti perché non riesci, sei vicino all'obiettivo.
24.  Se sbagli, non curarti. Se non correggi, preoccupati.
25.  Se hai personalità, farai funzionare le cose. Se hai disciplina, le concluderai.
26.  Se non hai quello che ami, lotta per averlo, ma intanto ama quello che hai.

lunedì 30 gennaio 2012

Votiamo il Futuro. Basta crederci.

Mai elezioni sono state più avvincenti e imprevedibili. Una cosa però è certa: i giovani saranno protagonisti e non più operai di sede di partito, buoni solo a sistemare sedie e sedioline prima che arrivi il deputato di turno. 
Io sono fermamente convinto che stavolta, e non c’è alternativa, NOI giovani santacrocesi abbiamo davvero una grossa possibilità tra le mani: possiamo davvero influire con le nostre idee, con la nostra freschezza e con la nostra “sfacciataggine” (letta in positivo) su tutti i programmi che riguarderanno la Santa Croce 2012-2017. Teniamola ben presente questa data: 2017.





















La tornata elettorale che si presenterà tra qualche mese, a mio avviso, dovrà essere un periodo di transizione dal vecchio e ormai superato modo di fare (male) “P”olitica al nuovo spirito e approccio nell’occuparsi (al meglio) della politica:quella con la “p” minuscola, quella di tutti i giorni e non più quella dei tre mesi precedenti alle elezioni fatta interamente di promesse mirabolanti puntualmente mai mantenute. Ecco perché NOI giovani dobbiamo investire tanto in questa parentesi di transizione e ci dovremo fare trovare pronti per la prossima tornata dove, stavolta per sempre, dovremo ripulirci dal marciume che fa da tappo al nostro futuro.
In molti chiedono: dove sono i programmi elettorali? Ebbene. Alcuni ci lavorano da buoni carbonari in tutta segretezza mentre altri hanno già tutto pronto. Niente di più sbagliato. Un programma va discusso, ragionato, ridimensionato o allargato insieme ai cittadini fino all’ultimo giorno utile prima delle elezioni.
La paura è che “gli altri” ci rubino le idee. Ma stiamo parlando di fare le cose migliori per il NOSTRO paese o vogliamo ancora ragionare seguendo la becera ottica faziosa tipica dei partiti che spocchiosamente diciamo tanto di criticare???


- Rilanciare il turismo in maniera integrata
- Analizzare e "regolare" la presenza extracomunitaria
- Creare finalmente un discorso "culturale"- Stimolare l'imprenditorialità giovanile- Investire in energie rinnovabili- Dare un incentivo a rimanere a Santa Croce ai giovani che dopo aver studiato fuori non tornano più.
Questi sono alcuni spunti che secondo me e secondo tanti altri di NOI CI CREDIAMO andrebbero approfonditi. La mia speranza (e qui deve stare la rivoluzione) è che “gli altri” li leggano e scelgano di confrontarsi, con me e con tutti i simpatizzanti di NOI CI CREDIAMO, sul modo migliore per risolvere queste tematiche. Stiamo parlando di NOI santacrocesi, ricordiamocelo sempre!
In questa tornata elettorale, un pò tutti condividiamo (almeno sulla carta) quasi gli stessi valori e la stessa “missione”. Quello che farà la differenza sarà la "visione" che la prossima amministrazione sarà in grado di garantire ad un territorio in piena crisi economica e d’identità. La visione dovrà prescindere dai clientelismi e dai favoritismi, dalle aberranti dinamiche di partiti e partitini e soprattutto dai frenetici “revanchismi” rivoluzionari di paese. 
Voglio riprendere il motto di Generazione Santa Croce: perché qualcosa cambi, dobbiamo cambiare qualcosa.

Quanti siamo i giovani pronti a investire sul nostro futuro?

E se un giovane si candidasse a Sindaco?

È da tempo che me lo chiedo e che lo chiedo in giro. La risposta, nel 99% dei casi, arriva fulminea e categorica: non aspettiamo altro!! 
Affrontiamo però la questione partendo dalla domanda opposta.
Davvero un giovane, con poca esperienza politica, senza aiuti dall’alto e con una visione (per forza di cose!) limitata di ciò che significa amministrare (bene!) una città potrebbe rivelarsi l’unica via d’uscita dalla totale sfiducia che si avverte in paese verso coloro che per anni hanno occupato la scena politica in comune…e in provincia?!
Tanto facile, tanto difficile.A questo punto il dibattito è aperto. Voglio soltanto mettere "in gioco" ulteriori argomentazioni per poter allargare la discussione verso nuovi orizzonti. Le caratteristiche principali del mio giovane candidato a Sindaco dovrebbero essere: OPEN-MINDED, PREPARATO, LUNGIMIRANTE, UMILE, ONESTO e ovviamente SANTACROCESE. Una simile candidatura avrebbe sicuramente tanti punti di forza a partire dall’avvento di nuove ideenuovi metodi di problem-solvingnuove faccenuovi scenari amministrativi e soprattutto servirebbe a dare un netto e inedito segnale di discontinuità.
Utopia o con un pizzico di coraggio potremmo davvero arrivare a crederci?

Allo stesso modo un giovane, seppur con le caratteristiche sopracitate, avrebbe comunque dei limiti tangibili che forse, in tempi duri come quelli che stiamo vivendo, le impellenti necessità amministrative di un comune non riuscirebbero a sopportare: poca esperienza per troppe responsabilitàtroppo esposto a fronte di poche tuteletroppo discontinuo…insomma sarebbe di troppo!
Pessimisti o davvero un giovane piazzato lì sarebbe carne da macello in mano ad avvoltoi affamati?
Piccola curiosità: Salvatore Paradiso, ha 18 anni ed è il sindaco più giovane d'Italia. Amministra il comune di Bonea, paese di 1.500 abitanti nel Beneventano. Appena eletto ha dichiarato: "Ero ad una riunione politica con papà ed un amico disse "Lui non può ricandidarsi, perché non lo fai tu?" Mi piacerebbe fare qualcosa per il nostro paese". Circa la sua posizione politica e il suo programma invece ha detto: "Mi piacciono le idee di Grillo, ma sono un moderato, sono di centro. Rutelli? Ci ho parlato al telefono, ha detto che vuole conoscermi. Vogliamo portare qui la connessione wireless, saremo tra i primi Comuni a farlo, vogliamo realizzare un Forum giovanile ed un Festival estivo".

A questo punto a Santa Croce il tempo stringe ma io ho bisogno di un po’ più di tempo per rifletterci su e poter dare la mia risposta.
Chissà cosa si dirà in giro?!
Siamo pronti ad appoggiare la candidatura di un giovane a Sindaco della nostra città?? 

In chat con...Tony Mormina.

D  Ciao Tony, come stai?
R  Mah....dopo le nottate trascorse in giro per partecipare agli scioperi sono distrutto. Sia fisicamente ma soprattutto moralmente.

D  A Santa Croce cosa s'è risolto con lo sciopero?
R  Secondo me niente. Ho visto poco uniti i cittadini di S.Croce. Avrebbero potuto (e dovuto) aderire non solo gli autotrasportatori e gli agricoltori, ma anche i commercianti e i commissionari e tutti quelli che pagano le tasse. Lo sciopero consisteva nel fermare gli autotrasportatori, ma qui non è stato fatto.

D  Credi qualcuno abbia sfruttato questa occasione di disagio per fare campagna elettorale in vista delle prossime elezioni comunali?
R  Qualche esponente politico è stato presente facendo dialoghi in prima persona, schierandosi dalla parte dei manifestanti, ma sappiamo tutti quale è il loro vero scopo. La forza di questo sciopero sta nel fatto che doveva essere apolitico.

D  Perchè un giovane dovrebbe rimanere a Santa Coce e progettare qui la sua vita?
R  Io sono profondamente convinto che qui ci sono le nostre radici e non è giusto andare a investire altrove quando possiamo arricchire la nostra terra.

D  Hai sentito parlare di "NOI CI CREDIAMO" e delle COMMISSIONI di lavoro per costruire insieme il programma? Ti sembra il modo giusto per far partecipare davvero la gente alla vita politica del paese?
R  Si, ho sentito parlare di questo movimento e posso dire che erano anni che movimenti del genere non erano presenti. Penso che movimenti come questo potrebbero riunire i cittadini alla vita politica, soprattutto i giovani.

D  Oggi alle 19 iniziano le riunioni delle commissioni e non a caso oggi si parlerà di SVILUPPO ECONOMICO (agricoltura, commercio, turismo, etc..). Parteciperai ?
R  Mi piacerebbe partecipare visto il momento critico dell’economia del mio paesino e anche  perché sono riunioni importanti, ma purtroppo a causa delle nottate passate per manifestare sono a letto con la febbre. La prossima non me la perderò.

D  Credi che una politica attenta soprattutto alle esigenze dei giovani possa permettere un futuro migliore alla nostra amata Santa Croce?
R  Io penso di si....ma ci vorrebbero idee giovani, politici giovani, movimenti giovani. Girando per gli altri paesi dove stanno scioperando ho visto coinvolti molti giovani. Ciò che sta succedendo nel nostro paese ci deve far riflettere molto,e chi ha le possibilità deve cercar di prendere in mano le redini per migliorare la nostra economia. Bisogna investire di più nelle nostre aziende e poter offrire posti di lavoro. Santa Croce è un paese pieno di risorse, partendo dall'agricoltura e finendo alla nostra bellissima fascia costiera. Il turismo merita maggiore attenzione e si dovrebbe investire di più. Comunque ripeto: una politica giovane è frutto di idee giovani favorevoli al nostro futuro.
Nonostante tutto: IO CI CREDO!