sabato 28 giugno 2014

DIRITTO ALL'OBLIO: GOOGLE INIZIA A CANCELLARE I PRIMI LINK

Per Google in Europa è arrivato il momento di dimenticare.
Una recente decisione della Corte di giustizia dell'Unione Europea ha stabilito il diritto all’oblio per quegli utenti che richiedano ai motori di ricerca di rimuovere risultati relativi a ricerche che includono il loro nome: qualora quindi i risultati siano inadeguati, irrilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati.
Al Verney, portavoce di Google, ha confermato che la compagnia ha iniziato a eliminare alcuni dati già questa settimana ed ha aggiunto che l'azienda ha ricevuto oltre 50mila richieste di cancellazione dati. Ciascuna richiesta verrà esaminata singolarmente e con la massima attenzione. 

Per facilitare tale operazione, Google Europa ha allestito un'interfaccia online (https://support.google.com/legal/contact/lr_eudpa?product=websearch&hl=it) in cui gli utenti possono richiedere la rimozione di alcuni dati sensibili dai risultati online. La procedura è semplice e veloce:
  1. Inserire i propri dati, accompagnati da un documento d’identità valido,
  2. Specificare l’url di ogni link di cui si desidera  richiedere la rimozione
  3. Spiegare il coinvolgimento personale con tali contenuti
  4. Indicare il motivo per cui l’URL è irrilevante, obsoleto o comunque inappropriato
Google avrà l'autorità per rimuovere solo le informazioni che appaiono sulle pagine di ricerca, nulla potrà invece su quelle pagine che compaiono all'interno dei siti web.

Tra i primi collegamenti rimossi da Google, c’è un annuncio su un quotidiano online del 1998 che citava un debito irrisolto da lungo tempo da parte del signor Mario Costeja González. Da giovedì 26 giugno, il risultato non compare più nelle ricerche per il nome del signor Costeja González sui siti europei di Google, come ad esempio www.google.es o www.google.co.uk. La denuncia del signor Costeja González è stata tra le prime che ha contribuito a far si che la Corte di giustizia europea prendesse in considerazione l’istituzione del diritto all’oblio.


La sentenza è stata una sorpresa e ha causato un giro di costernazione all'interno di Google: i sostenitori della libertà di parola negli Stati Uniti, sostengono che tutto ciò potrebbe consentire la censura e mettere Google in una posizione difficile come arbitro di ciò che le persone hanno il diritto di sapere. Ma gli attivisti della privacy rassicurano che i risultati verranno rimossi solo dalle ricerche dei singoli nomi, non da tutti i risultati di ricerca di Google.

venerdì 15 novembre 2013

NON POSSIAMO DIRIGERE IL VENTO MA POSSIAMO ORIENTARE LE VELE.

Siamo passati dal secolo delle Masse al Secolo dell’individuo, dal secolo del giornale cartaceo al secolo del web, dal secolo delle guerre al secolo della Pace (o presunta tale).
Credevo avessimo fatto tesoro dei terribili anni della guerra civile, dove fratelli e amici, si trovarono a combattere l’uno contro l’altro,
Credevo ci fossimo indignati abbastanza degli anni bui dell’apartheid, dove non contava chi fossi e quali capacità avessi, ma contava solamente il colore della pelle.
Credevo avessimo ancora ben presente nella nostra memoria gli anni del muro di Berlino, dove cittadini dello stesso sangue si ritrovarono separati e divisi per volere di “altri”
Credevo avessimo finalmente apprezzato il valore e l’essenza autentica della libertà, non intesa semplicemente come condizione inalienabile di agire liberamente, ma soprattutto come capacità illuminata di avvalersi del proprio intelletto senza precipitarsi in avventate conclusioni condivise.

“È necessario cogliere negli altri solo quello che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso, che è "altro" da noi” diceva Nilde Iotti, per 13 anni Presidente della Camera dei Deputati.

Credo che oggi SANTA CROCE CAMERINA, il NOSTRO PAESE, ovvero il paese di tutti coloro che ne hanno a cuore il futuro, stia vivendo uno dei momenti più importanti della sua storia recente, ma direi di sempre.
Da piccolo borgo incontaminato e tranquillo di contadini e pescatori, si sta riscoprendo Città contemporanea, un cantiere culturale eterogeneo e variegato, una terra di confine tra il possibile e l’impossibile, una scommessa da vincere piuttosto che un pericolo da soffocare.
Sarebbe, e purtroppo lo è, troppo facile semplificare il fenomeno che ha preso in ostaggio la vita quotidiana del paese: NOI (e c’è da capire chi ha realmente le credenziali per rientrare in questa categoria) siamo i BUONI, LORO (e ci sarebbe da ben distinguere chi tutti i giorni si sforza di sfuggire a questa definizione) sono i CATTIVI.
Tanto facile, quanto sbagliato (o perlomeno troppo vicino ad una visione distorta della realtà).
Comprendo bene tutte le ragioni che hanno portato ai comportamenti susseguitisi in questi giorni (dalle risse alle manifestazioni di piazza) e ritengo che siano la naturale (ma non per questo giusta!) conseguenza ai fatti che quotidianamente modificano la nostra percezione della realtà.
Ma non possiamo fermarci all’istinto, non possiamo far prevalere l’odio incondizionato verso una generica entità dell’ALTRO, non possiamo fare appello all’ultima delle soluzioni praticabili ovvero la giustizia fai da te.
Il compito dei cittadini deve sempre esser quello di stimolare nelle sedi appropriate e nei modi dovuti le istituzioni e gli organi preposti, affinchè agiscano in tempi brevi e in modo adeguato, nel nome del bene comune. Non dobbiamo mai perdere la fiducia in chi, come tutti e tra mille difficoltà, auspica un clima tranquillo e di legalità.
Non c’è LA SOLUZIONE al problema come inneggiato da tanti, ma ci sono delle SCELTE (alcune sicuramente dolorose e impopolari) ben precise e non più rimandabili da intraprendere, tutti  INSIEME e senza ulteriori divisioni o integralismi.

Abbiamo già perso tanto, ma ripartiamo con coraggio e determinazione dalla consapevolezza che nella vita non ci sono situazioni disperate ma soltanto uomini che hanno perso ogni speranza di risolverle.

giovedì 10 ottobre 2013

“Smart Cities: dalle idee ai Progetti per le città del futuro.”

Giorno 8 ottobre 2013, s'è tenuto a Milano un interessantissimo Convegno sul TEMA “Smart Cities: dalle idee ai Progetti per le città del futuro.” Il convegno, coordinato dal Prof. Edoardo Croci (direttore MobilityLab e Coordinatore gruppo di lavoro “Smart Cities” IEFE Università Bocconi), era parte integrante dell’evento MOVE.APP EXPO SMART MOBILITY &TECHNOLOGYorganizzato da Columbia Group e CIFI (Collegio Ingegneri Ferroviari italiani) e sviluppatosi dal 5 al 9 Ottobre 2013 a Milano.
MOVE.App Expo, strutturato come mostra-convegno, ha puntato dritto all’innovazione tecnologica ed alle politiche per la mobilità ed i trasporti e s’è posto come obiettivo quello di rappresentare il “Sistema Italia” con un accento particolare sull’aspetto del networking con i Paesi dell’UE, le aree emergenti del mediterraneo e i Paesi del Golfo Arabico.
Tre gli aspetti comuni imprescindibili:

  • La necessità per tutti gli attori, pubblici e privati, di agire in modo sinergico facendo sistema e rafforzando il più possibile le Relazioni Internazionali
  • La funzione strategica di trasporti (di lunga e breve percorrenza), infrastrutture e logistica, come strumento per lo sviluppo degli scambi e dell’economia
  • Il ruolo centrale della Green economy come nuovo motore di rilancio dell’economia e base per le politiche economiche europee e mondiali.
Mentre l’Europa prova a dettare i tempi, con Progetti e risorse economiche (presto saranno sbloccati c.ca 80 Miliardi di Euro da investire ) e tiene ben salda la leadership sul tema, l’Italia, o meglio il Sistema Italia sembra ancora privo di un interlocutore nazionale, che prenda in mano la situazione e la guidi verso l’orizzonte “Smart”.
Tuttavia, come spesso accade, anche in Italia c’è chi non vuole fare da spettatore passivo ed ha deciso di muoversi avviando dei progetti altamente innovativi  per riportare qualità di vita nelle città.
In particolare, nel Convegno sono intervenuti i responsabili dei progetti avviati nelle città di Genova, Torino e Milano, quello che da sempre è ritenuto il triangolo industriale, e che adesso potrebbe diventare il triangolo Smart.
“Genova Smart City”, il Progetto “PUMAS” a Torino e “Milano Smart City” possono aiutarci a capire bene come bisogna rileggere in chiave “Smart” tutti i bisogni, necessità e vocazioni delle nostre città riscoprendo l’autentica relazione tra ENTE e Cittadino.

L’Italia non può più permettersi ritardi in termini di GOVERNANCE tra tutti gli attori coinvolti (aziende, Università/Ricerca, Cittadini/terzo Settore, Finanza e Pubbliche Amministrazioni), e, partendo proprio dalle migliori esperienze tanto nel pubblico quanto nel privato, è arrivato davvero il momento di lanciare il “SISTEMA ITALIA”.

martedì 28 maggio 2013

“Promuovere, Arruolare, Combattere”

“Se un messaggio pubblicitario impiega più di 3 secondi per essere capito, vuol dire che non è chiaro, se non addirittura sbagliato” (Silvio Berlusconi)
È questo il concetto che ha guidato Forza Italia e che guida tuttora il Popolo della Libertà.
Assoluta semplicità, chiarezza e immediatezza, ripetitività. L’avventura comunicativa Berlusconiana, fortemente votata al marketing politico, ha cambiato il modo di fare Campagna Elettorale in Italia, e oggi può considerarsi ancora la più efficiente ed efficace.
Il Partito dell’amore, la grande Casa dei Moderati, il Popolo della Libertà. Tutti slogan e definizioni a connotazione estremamente positiva e distesa che accompagnano da anni una politica, quella del centrodestra Berlusconiano, che al contrario di quanto predicato, non ha risparmiato attacchi e contestazioni durissime a tutti gli organi dello stato di diritto.
Oggi però lo scenario è cambiato. Il PdL co-governa, ma non ha la maggioranza in parlamento, esce fortemente ridimensionato dalle elezioni amministrative e il suo Leader “a vita” rischia seriamente di  dover “pagare” i suoi infiniti guai giudiziari.

Come se ne esce? Semplice. Ci si prepara all’atto finale della "Guerra dei Vent’anni" e si fa esplicito richiamo alle “armi”.
Nasce così l’idea de “L’esercito della libertà” (http://www.esercitodellaliberta.it/) promosso da varie organizzazioni, tra cui “I promotori della Libertà”, “Forza insieme”, “Studenti per la libertà”, “Dai Forza all’Italia”, “VIS” e “Interdipco”.
Bastano anche meno di 3 secondi per capire il messaggio dell’ultima trovata propagandistica pidiellina: “Promuovere, Arruolare, Combattere”.
Il gioco è facile.
1. Si dichiara solennemente di voler difendere il presidente Berlusconi; di riconoscersi in lui, nel suo pensiero, nei suoi ideali e nel suo operato; di esser pronto a partecipare ad eventi o manifestazioni in supporto del Presidente Berlusconi per affermare il principio della sovranità popolare.
2. Ci si candida a “Comandanti di Reggimento Territoriale” con il sacro impegno a gestire tutti gli arruolati della propria zona di residenza, reclutare nuove leve e promuovere iniziative e manifestazioni per difendere il Presidente. Basta una foto e una lettera motivazionale.
3. Siamo pronti a combattere.

Mi piacerebbe tanto concludere dicendo che quanto sopra riportato è uno scherzo ma purtroppo è realtà.
La crisi economica, la disoccupazione e la tensione sociale sono delle mine che quotidianamente esplodono in ogni parte del territorio nazionale alimentando una pericolosissima instabilità del “sistema-Italia”.
La politica e i politici, soprattutto coloro che tanto invocano la libertà, in nome del compito loro conferito dalla sovranità popolare, devono occuparsi di disinnescare queste mine e non devono per nessun motivo permettersi di alimentare e amplificare  la loro devastante portata.
Chiaro il messaggio?

lunedì 27 maggio 2013

Dal Boom al Boom. Ascesa e rovina di 5 Meteore che sognavano di essere Stelle.

La seguente analisi non vuole per nessun motivo squalificare e/o disprezzare il lavoro, la passione e la voglia di credere in un Paese migliore, che anima e motiva quotidianamente milioni di simpatizzanti e militanti del Movimento 5 Stelle. A loro tutta la mia stima e ammirazione.


25 Febbraio 2013 - “Boom del Movimento 5 Stelle: è euforia sul web”
27 Maggio 2013 - “Flop del Movimento 5 Stelle: è ira sul web”
È passato troppo poco tempo per poter credere veramente che tutta la carica e l’intensità dello Tsunami che ha “travolto” l’Italia, da Nord a Sud, da destra a sinistra, si sia dissolto e ridotto ad una piccola mareggiata primaverile.
La voglia di partecipare è tanta, la necessità di cambiare è sempre attuale e il tempo per farlo stringe sempre di più.
Ma quindi: Cos’è successo? Cosa non ha funzionato? Chi ha fallito?

“…Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro…”
Recita ancora così il “non statuto” del M5S (https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/materiali-bg/Regolamento-Movimento-5-Stelle.pdf), ma contrariamente a quanto enunciato, il M5S è diventato a tutti gli effetti un Partito politico e tra i più influenti in termini di rappresentanza Parlamentare (109 Deputati, 53 Senatori)
È successo che dopo anni di aggregazione, di condivisione di idee e di partecipazione virtuale, la “non associazione”, così cita ancora il “non statuto”, s’è dovuta confrontare con la dura realtà.  Non che l’attività politica svolta in questi ultimi anni dai numerosi Consiglieri Regionali, Provinciali e Comunali del M5S sparsi per l’Italia sia insignificante, tutt’altro, ma stavolta la posta in gioco era davvero alta.
È successo che in un momento storico delicato, dove la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti dei politici e della politica era quasi ai massimi storici, sembrava davvero che si potesse uscire dal buio, seguendo pedissequamente l’impervio ma salvifico sentiero urlato e illuminato dalle “Stelle”.
È successo che quasi 9 milioni di “eretici-sovversivi” hanno invaso le Piazze italiane e hanno creduto che fosse davvero l’ora della riVoluzione. Come dargli torto.

“Apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno”, tuonava il “Lider”  del Movimento, a seguito del successo elettorale.
Muniti di webcam, fotocamere e tanta buona volontà i “deputati grillini”, o meglio i “cittadini a 5 stelle” hanno varcato la soglia del Parlamento ed hanno iniziato la loro attività scatenando la curiosità (spesso morbosa) di tutti i media tradizionali.
Euroscetticismo, antipartitismo, e-democracy, taglio ai costi della politica, ambientalismo, reddito di cittadinanza, nessuna alleanza…tutti argomenti “top-trend” nella drammatica agenda italiana che, “Grillo e associati” hanno studiato e fatto propri tramite il seguitissimo BLOG, unico organo di informazione e unica voce di (non)partito.
Avevano provato ad aprire anche il Quirinale, eleggendo a maggioranza (tra vari problemi tecnici) Milena Gabanelli come candidata 5 Stelle alla Presidenza della Repubblica. Oggi, a distanza di soli tre mesi, la Gabanelli è accusata dalla base del M5S di essere “traditrice, asservita al Pd e al PdL” perchè ha osato aprire un inchiesta giornalistica contro il M5S: nella puntata di Report del 19 Maggio 2013 la Gabanelli ha provato a far luce su «Che fine fanno i proventi del blog di Grillo» e «quanto guadagna la Casaleggio e associati dalla pubblicità sul sito».
Alla luce di questi avvenimenti, forse aveva davvero ragione la Gabanelli quando, a seguito degli esiti delle quirinarie, ha commentato: “onorata ma sopravvalutata”! (ovviamente provo a ironizzare!)
Sentendosi assediati dalla stampa, “Grillo e Associati” impongono così una (ulteriore!) stretta sui parlamentari e lanciano la Fase 2 della Strategia Comunicativa: le interviste vanno rilasciate davanti alle telecamere del Movimento, viene istituita una “ronda comunicativa” che dovrà presidiare il Transatlantico, si invita a declinare le richieste di giornalisti inaffidabili e “in mala fede” e infine verrà dato ampio spazio alle iniziative di denuncia del Movimento.
A questo punto mi viene un dubbio e condivido la riflessione di Francesco Maesano su Europa Quotidiano del 23 Maggio 2013: non è che la scatoletta di Tonno sono Grillo e Casaleggio?

"Beppe...Vaffa tu!"
Hanno fallito tutte 5 le Stelle, ormai palesemente meteore, del Movimento: il Leader, il Presidente, il Coordinatore, il Portavoce e il titolare del Logo del Movimento 5 Stelle. Ovvero ha fallito Beppe Grillo.
Tra divieti, espulsioni, scomuniche e reprimende il “Lider” ha ingabbiato e atrofizzato la sua creatura e l’ha così condannata ad una lenta ma inesorabile agonia.
La mia è una riflessione amara e c’è ben poco da esultare in tutto questo.
Il MoVimento deve uscire al più presto dall’immobilismo ecumenico e deve tornare ad essere quel privilegiato portavoce dei problemi e dei sogni di tutti i cittadini. Deve parlare a tutti e per tutti e deve tornare a far vibrare le corde del dialogo, della partecipazione e della trasparenza.
La TV e i Giornali, oltre che a garantire la libertà di espressione rappresentano ancora le fonti principali dell’informazione e della creazione del consenso e meritano rispetto e considerazione.

La Rete è il futuro, ma oggi i problemi dell’Italia sono ancora pericolosamente reali. 

giovedì 11 ottobre 2012

Il colpo di coda di un sistema che ha fallito.


Errani, Lombardo, Penati - Minetti, Lusi, Belsito, Lupi, Zambetti - Fiorito,Maruccio.
Sono solo gli ultimi di una lunga serie di scandali che stanno letteralmente azzerando il sistema politico italiano: sempre più corrotto, sempre più marcio.
Un 3-5-2 "offensivo" di politici che in altre nazioni andrebbero a sedere in tribuna mentre da noi hanno mantenuto, e alcuni ancora mantengono, il loro ruolo di titolari. I Top Players de noantri.
La storia si ripete, e come per tangentopoli, un potere che sembrava eterno entra all’improvviso in agonia e inizia a cadere in modo drammatico e sconcertante.
Oggi,come nel 1992, ha perso la democrazia, sempre più fragile e anzi a rischio di estinzione. Il populismo ha svuotato di senso la politica e il parlamento.
Da quasi un anno, a sgombrare le macerie sono arrivati i professori e i tecnici e attorno ai partiti ed alle istituzioni s’è creato un vuoto di fiducia senza precedenti. Oltretutto oggi siamo veramente messi peggio di Tangentopoli: all’epoca erano inquisiti alcuni parlamentari, oggi è tutto il blocco della politica, ad ogni livello e ad ogni latitudine ad esser messo in discussione.

Io mi chiedo:
ai ministeri non era mai giunta notizia della crescita astronomica dei costi della Regione Lazio così come in tutte le altre Regioni d’Italia?
Nessuno dei ragionieri, tanto puntuali nel segnalare le varie scoperture legislative, s’era accorto di niente fino ad oggi?
E tutti gli altri politici non avevano mai saputo nulla?
Non è credibile.

La seconda repubblica, che aveva suscitato tante speranze è stata un travestimento del vecchio ordine più che una promessa di nuova realtà. Una falsa rivoluzione che ha condannato un’intera generazione a vivere uno show ripetitivo, con indici di gradimento caduti a picco e con gli attori malamente invecchiati.
Quindi ci risiamo: il problema però non è quello di far nascere la Terza Repubblica al posto della Seconda (ormai fallita), ma di avere il coraggio di fondare un’autentica democrazia dei cittadini. È il coraggio quello che serve per liberarsi e non essere più ostaggio tra la resistenza del vecchio a mollare e la difficoltà del nuovo ad imporsi.
Coraggio! Si proprio quello che per noi Italiani non è mai abbastanza, in quanto leader internazionali del vittimismo: preferiamo il vittimismo in ufficio (il 46% degli italiani ritiene di avere una qualifica inferiore a quella che si meriterebbe!), in politica (1 Italiano su 3 oggi è convinto che anche a seguito di questa crisi politica non cambierà nulla!) ma soprattutto nel tentativo di costruirci un futuro (in Italia 1 giovane su 3 fino a 34 anni rientra nella categoria“NEET”, non studia, non lavora e non prova neanche a fare uno stage!).
Stiamo inevitabilmente scendendo verso un disastro antropologico e non ci resta che fuggire via, sconfitti e bastonati o possiamo ancora intravedere nel susseguirsi di ondate di declassamento della nostra immagine interna ed internazionale un sostrato di forza e di resistenza popolare unica al mondo?
Come dimenticare i faccendieri “nani e ballerine” che hanno caratterizzato il craxismo? E gli impuniti e le veline di Berlusconi? Le ampolle leghiste e le lauree albanesi? Chi avrebbe mai pensato che Batman era non un Cavaliere, bensì un “Faccendiere Oscuro”?!
Un paese di “santi, poeti e navigatori” tradizionalmente povero come l’Italia non diventa borghese senza dover assorbire ondate di parvenu. Un paese per secoli senza democrazia non passa ad avere rapidamente partecipazione e trasparenza civile.
Bisogna assorbire gli eccessi e continuare ad avere fiducia in una società che è nel fondo più sana di quanto oggi ci raccontano e di quanto ci raccontiamo noi stessi.
È l’ultimo colpo di coda di un sistema che ha fallito e che vuole trascinare con se tutti, indistintamente, veicolando la logica del “sono tutti uguali”. È il momento di agire e perché qualcosa cambi dobbiamo cambiare qualcosa.

giovedì 14 giugno 2012

Intervento a Zer0positivo 9 giugno 2012, Domus Talenti - ROMA


"In questi giorni ho pensato spesso a cosa poter dire in questi 5 minuti. Come poter concentrare in 5 minuti tutte quelle idee, quelle prospettive, quei progetti e quelle esperienze che un giovane di 25 anni avrebbe voglia di raccontare, anzi di urlare al mondo intero. Però ogni volta mi rendevo conto che avrei avuto bisogno di troppo tempo ma soprattutto sarei finito per esporre una tesina pronto-consegna che non rientra per niente nello spirito e nella natura di questo nostro primo appuntamento.

Zeropositivo. ZERO perché credo sia arrivato davvero l’anno 0 in tutto. Politica, Economia, Società, Calcio.
Quando sin da piccolo segui il calcio e magari tifi Juventus, vinci tutto, hai i tuoi eroi nell’olimpo e poi li vedi sprofondare nel fango di calcio poli e adesso negli scandali del calcio scommesse.
Quando credi e anzi ritieni veramente che la politica sia una cosa seria, soprattutto in tempi in cui la gente ha bisogno di aiuto, la gente sente il bisogno di essere ben amministrata e governata e ti accorgi che seppur siano passati 20 anni sembra come se fossero passati 2 giorni dal manipulite e dalla fine della prima repubblica.
Quando hai 36 anni, sei sposato, hai da poco comprato casa accendendo un mutuo grazie alla garanzia che ti da il tuo stipendio e da un giorno all’altro la tua azienda fallisce e sei ufficialmente disoccupato…
Beh credo in tutti questi casi al nostro livello ZERO abbiamo già le vertigini.

Per questo ho pensato che era meglio far da tramite per tutte quelle discussioni che quotidianamente mi capita di avere con i miei coetanei e non solo.
"Digli che l’Italia è un paese che dorme, i cittadini sono senza idee si lamentano ma non cercano di migliorare la propria condizione. Siamo un popolo addormentato, inerme, ignorante rassegnato e perdente"."Digli che questa politica è sporca, marcia e non ha più nulla da dimostrare! Noi giovani nn ci crediamo più: non crediamo a questi partiti e non crediamo a questi politici"."Digli che non possiamo essere governati da 60enni, una generazione marcia che giorno dopo giorno, come una metastasi, sta facendo marcire anche la nostra"."Digli che loro facciano pure quello che vogliono, noi giovani della provincia di Ragusa ci stiamo organizzando e stiamo costruendo una comunità umana fondata sull’azione e sul territorio…ah digli pure che in pochi giorni siamo già più di 100!!!""Digli che serve più Europa per renderci più competitivi anche se cmq spetta a NOI non stare con le mani in mano".
Da qualche giorno ho scoperto un neologismo: nomofobia, ovvero NO MOBILE FOBIA cioè coloro che hanno paura di perdere il proprio dispositivo mobile, cellulare, PC. A me viene da ridere se penso che nel frattempo c’è chi ha paura di perdere il lavoro, dei terremoti e perfino del proprio futuro. Io uso internet e tutti i social media come tutti voi, ma non vorrei essere ricordato dalle generazioni successive solo come quelli degli hashtag dei post, dei commenti, di Twitter o di facebook. Io vorrei essere ricordato come quella generazione che ad un certo punto s’è rotta le palle ed ha preso in mano il Paese.
Mi hanno detto di dire che che è assurdo che a Comiso a Ragusa ci sia un aeroporto pronto da tre anni, costato 50 milioni di euro di fondi regionali e statali CHIUSO. L'aeroporto è dotato di un piano industriale in cui compagnie come Ryanair e Alitalia assicurano nel giro di un anno la presenza di circa un milione di passeggeri l'anno, che porterebbero un indotto tale da poter garantire più di mille posti di lavoro l'anno per la sola provincia di Ragusa. Ma lo stato, che paga per aeroporti fantasma ,come : Albenga , Ancona, Brescia, Parma, qui nel profondo sud non ha intenzione di pagare i controllori di volo , facendo perdere la più grande occasione di rilancio per la Sicilia sud-orientale."
Non parliamo poi che in Sicilia si pagano a Palermo gli spalaneve nel mese d’agosto, ci sono oltre 17mila dipendenti pubblici, hanno assunto 30 commessi di piano meglio noti come “camminatori” che spostano i faldoni da un piano all’altro. In Sicilia, in 7 città capoluogo di provincia, il 94,26% delle scuole è stato dichiarato a rischio sismico
Io penso che potremmo riscrivere la nostra costituzione dicendo che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul cavillo. Oltre alla forza di volontà dobbiamo riscoprire la forza fisica per superare le sabbie mobili in cui ci ritroviamo.
Quindi se parliamo di politica e del sistema politico:
  • Diminuiamo il numero dei parlamentari,
  • Diminuiamo diminuire le retribuzioni
  • Diminuiamo se non azzeriamo i benefit
  • 2-3 mandati e si torna alla vita reale
  • Sciogliere per sempre e in via definitiva il dubbio Province Si/ProvinceNO
  • Regioni a Statuto speciale. È ancora attuale quest’esigenza? Indichiamo un numero max di consiglieri per regione e fissiamo un compenso (inferiore all’attuale) ma uguale in tutte le regioni (oggi si varia dai 35 mln di Euro dell’Emilia Romagna ai 150 mln, ahimè, della Sicilia)
Quando si dice che serve l’atteggiamento del buon padre di famiglia non si deve pensare solo ad una frase fatta, oggi, nelle PA, negli enti pubblici e nella vita sociopolitica di tutti i giorni è davvero necessario agire come si farebbe con i propri figli: si chiede loro di comportarsi bene ma se poi ti vedono fare ciò che gli neghi il danno è doppio, perché si perde anche di credibilità. "

martedì 22 maggio 2012

VECCHI E NUOVI BARBARI. LA POLITICA RIPARTE DA ZERO (+).


Fine anni ’80, inizio anni ‘90. La Lega aveva qualcosa di selvaggio, perfino di barbarico. Un profilo ideologico difficile da incasellare, né di destra né di sinistra. La Lega si poneva come “una forza trasversale e interclassista”. La presa di distanza dalla classe politica coincideva con l’accentuata sfiducia verso la capacità dei partiti tradizionali di risolvere davvero i problemi del paese. Quest’ultimo aspetto indicava il carattere protestatario dell’adesione alla Lega Lombarda.
Più che la secessione, dunque, l’identità della Lega allo stato nascente era la contrapposizione verso il sistema dei partiti, inceppato e corroso.
È stato proprio il suo essere indefinito che ha reso la Lega attraente agli occhi di un elettorato orfano di appartenenze, ideologie, partiti mamma e che cercava un nuovo credo e un nuovo nemico. L’avversario da sconfiggere era Roma, anzi i partiti romani. “Craxi è stato la vittima principale della nostra manovra”, affermava Bossi alla vigilia delle elezioni del 1992. “La Lega segna l’inizio della sua fine, la frantumazione dell’onda lunga.” La Lega parlava ad un mercato elettorale tutto da conquistare, quello che si stava sgretolando insieme al Muro e che aveva bisogno di parole d’ordine nuove. Bossi ha intuito quanto fosse dirompente spezzare le liturgie della Politica delle Prima Repubblica innanzitutto nel linguaggio, nella seriosità, nei riti, nel modo di vestire. Prima di lui c’aveva provato Pannella, e ancora prima Guglielmo Giannini.
Oggi a cambiare il volto della politica italiana è un forte astensionismo ma soprattutto il Movimento Cinque Stelle e il suo Leader Beppe Grillo. Anche lui, i suoi spettacoli e il suo famoso “VAFFA…” hanno qualcosa di selvaggio e barbarico. Il profilo ideologico anche in questo caso va oltre la destra e la sinistra e si contrappone fortemente al sistema dei partiti. Tanti guardano al M5S come l’alternativa mentre tanti altri lo considerano come perfetta sintesi dell’antipolitica: toni da crociata, spettacolarizzazione, deriva populista e demagogica. Difficile e ingeneroso paragonare Grillo a Bossi, ma la storia sembra proprio ripetersi. Ai posteri…
Nel frattempo sono passati 20 anni. Tangentopoli non è mai finita e il Parlamento è stato chiamato quasi ogni settimana a votare sulle autorizzazioni a procedere come due decenni fa.
È cambiata solo la natura del reato e della politica: non si ruba più per fare politica, si entra in politica per rubare. Ieri c’erano i partiti che si trasformavano in comitati d’affari, oggi ci sono gli affaristi che si fanno eleggere. Ieri c’era il politico che si trasformava in banchiere, oggi il banchiere che dirige il partito. Forse, come ha detto il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli: non valeva la pena di buttare all’aria il mondo precedente per cascare poi in quella attuale. Una parte consistente della società italiana ha cambiato classe politica ma non ha mutato mentalità. Il ventennio Berlusconiano si è concluso con l’Italia sull’orlo del fallimento non solo economico, come nel 1992 dell’attacco speculativo alla lira e della manovra del governo Amato da 93 miliardi, il prelievo forzoso dai conti correnti, lo spettro della bancarotta. Ancora una volta la classe politica è stata costretta a ricorrere all’intervento di un commissario esterno.
La Seconda Repubblica che aveva suscitato tante speranze è stata una falsa rivoluzione che ha condannato un’intera generazione, quella nata alla fine degli anni ottanta, a vivere in uno show ripetitivo, con l’audience crollata e gli attori invecchiati.
Il problema di oggi non è far nascere una Terza Repubblica: c’è bisogno di fondare finalmente una democrazia dei cittadini. Corriamo il rischio di rimanere in ostaggio tra la resistenza del vecchio a morire e la difficoltà del nuovo a nascere. Prigionieri del nemico che ci portiamo dentro. Sempre in attesa di un liberatore, per non dover affrontare finalmente la responsabilità, la fatica e la felicità di liberarsi da soli.
I vecchi e nuovi barbari hanno già distrutto tutto. Ripartiamo da ZERO. ORA.

giovedì 17 maggio 2012

Oltre le giovanili di partito: i giovani devono puntare più in alto!



Ricambio Generazionale…suona bene, si fa presto a dirlo e sembra che tutti, ma proprio tutti non desiderano altro.
Ma oltre allo slogan c’è davvero la possibilità di realizzarlo? Come? Quando?
Sembrerebbe di SI. La soluzione indicata rimane nel portare avanti le giovanili di partito, ovvero quell’invenzione che risale a parecchi decenni fa e senza la quale, secondo alcuni, i partiti perderebbero lo spirito avanguardista. Bisogna quindi rimanere buoni, nel proprio ghetto demografico, continuare a fare volantinaggi, organizzare eventi, lavorare sodo nel silenzio e lontano dalle luci della ribalta. Bisogna aspettare il proprio turno, fare esperienza e diventare politicamente maturi. Un giorno (molto lontano) avremo il nostro meritato spazio.

Ma chi stabilisce quando si è politicamente maturi? Cosa vuol dire maturi?
Nella politica la gavetta è fondamentale e sarebbe impensabile pensare di farne a meno. Purtroppo però, quando fai la gavetta e quindi maturi esperienza, ti rendi conto che le giovanili di partito spesso e volentieri servono ai grandi per concentrare le energie nuove per poi incastrare i ragazzi dentro deleterie logiche organizzative che rappresentano alla perfezione quelle “ufficiali”: le loro logiche, quelle mature.
I ragazzi iniziano a dipendere da chi invece dovrebbe lasciar loro spazio. I ragazzi iniziano a competere, a scornarsi e dividersi perfettamente in fazioni che ricalcano beghe e contrasti che si consumano ai piani alti.
Giochetti, trame alle spalle, complotti, ostruzionismi, dimissioni, faziosismi, gruppetti, arrivismi, colonialismi, rancori:  non sappiamo se avremo un lavoro, non sappiamo se potremo farci una famiglia, non sappiamo se potremo essere padroni delle nostre scelte..e  i giovani, con i loro movimenti giovanili cosa fanno??? Corrono ancora appresso a congressi farlocchi, tessere inesistenti, commissariamenti ridicoli, simboli non concessi, slogan populisti, ripicche infantili, etc, etc…
Essere politicamente maturi vuol dire sviluppare integrità e autonomia intellettuale tale da evitare di prestare il fianco a caporali e sergenti che nella concitata frenesia di mantenere i propri orticelli si appoggiano in maniera opportunistica e circostanziale sulle beghe altrui.

Quando nella politica…
Quando nella politica si perde di vista la dignità, i valori, il rispetto. 
Quando nella politica non si riesce più a indicare un sogno, ma ci si insabbia nel commentare il presente. 
Quando nella politica non si parla al plurale ma si analizza tutto attraverso il proprio monocolo sfocato.
Quando nella politica si ha la presunzione di volere tutto ma non si valorizza niente.
Quando nella politica non si parla ma si urla.
Quando nella politica si investe solo tempo e denaro senza entusiasmo ma soprattutto passione disinteressata.
Quando nella POLITICA non mettiamo il CUORE...non è POLITICA.

IO CREDO
…nella politica e nella forte volontà delle nuove generazioni di cambiare davvero  le cose: subito e in meglio.
Un cambiamento vero che passi attraverso un approccio nuovo: senza slogan, senza recinti, senza padrini, senza rancori, senza ideologie. Attraverso un vero patto tra generazioni inteso come processo continuo d’interazione tra chi ha maturato esperienze e chi invece vuole iniziare ad impegnarsi in maniera seria e responsabile.
Un simile cambiamento oggi può realizzarsi solo creando un soggetto unico dove tutte le esperienze possano contaminarsi e trovare nuove sintesi e nuove prospettive.
Oggi possiamo parlare a tutti gli effetti di Politica 2.0 o Social-politics, ovvero quel modo nuovo di far politica e di parlare di politica che scorre sui binari della rete e soprattutto dei social media: si sono azzerate le distanze geografiche, si sono azzerate le distanze culturali ma soprattutto si sono azzerate le distanze tra giovani e dirigenti di partito.
Tutto ormai si fonde e si riproduce sulla scena della rete e si riversa quotidianamente anche nella vita reale. Non si avverte più la necessità di riunirsi e discutere in compartimenti stagno sempre più impermeabili e più inconciliabili. Serve confronto e interscambio totale: a tutte le latitudini, a tutte le età.
Il ricambio generazionale non deve essere uno slogan, deve essere una mentalità ma soprattutto una volontà, forte e determinata.
Oggi è fondamentale che i giovani si affranchino, senza paure e senza timori reverenziali, e rifuggano le lusinghe e i corteggiamenti del potere interno alle organizzazioni giovanili.
I giovani in movimento devono andare oltre e devono puntare più in alto, verso un bersaglio più grosso.