giovedì 23 febbraio 2012

Le analisi dei questionari di Generazione Santa Croce: luci,ombre e tanta voglia di dialogo e partecipazione.

Si chiude la prima fase relativa alle schede di valutazione ideate dai ragazzi di Generazione Santa Croce. I questionari sono stati strutturati in maniera tale da valutare con precisione il giudizio che i cittadini danno alla qualità di servizi,attività e operato dell’attuale amministrazione nel comune di Santa Croce Camerina.
Dopo una lunga fase di distribuzione dei moduli e di reperimento dei dati, i ragazzi sono passati alla fase di analisi. L’iniziativa ha trovato un ottimo riscontro tra i cittadini e ben 614 schede sono state compilate, con particolare attenzione alla parte dove si possono esprimere liberamente problemi e proposte che più stanno a cuore al singolo cittadino.
Il campione prende in esame un po’ tutte le fasce d’età di entrambi i sessi, con una prevalente presenza di giudizi da parte dei giovani grazie soprattutto alla diffusione, tramite internet, dei questionari.
Per meglio comprendere la portata dei dati, si sono suddivise le proposte e i problemi evidenziati dai cittadini in 5 aree di interesse: giovani, urbanistica, sicurezza, amministrazione e indicazioni generali. Per ogni voce c’è anche un riferimento preciso al quartiere/zona di riferimento in maniera tale da avere uno strumento preciso ed efficace per andare a valutare concretamente ove ci sia bisogno di intervento.
Alcuni dati in esclusiva:
-quasi il 70% di coloro che hanno risposto dicono di apprezzare il servizio di raccolta differenziata e riconoscono all’amministrazione di aver intrapreso la giusta strada.
-se parte della cittadinanza apprezza l’opera di riqualificazione dei marciapiedi (30%) tanti ancora si lamentano del cattivo stato del manto stradale (70%) soprattutto nella stagione invernale a causa delle abbondanti pioggie.
-netto il responso dei giudizi circa il servizio Postale: l’80% si dice insoddisfatto e non accetta che un servizio così importante debba soffrire una simile disorganizzazione.
- da valutare bene i risultati che riguardano l’integrazione e la sicurezza: il 42% degli intervistati afferma che l’integrazione è buona o ottima mentre altrettanti attribuiscono proprio agli immigrati la colpa per l’elevata sensazione di insicurezza che gira in paese.
-argomento centrale, neanche a dirlo, i giovani: il 90% degli under 25 intervistati denuncia l’assenza di servizi culturali mentre l’80% degli under 35 non trova traccia di spazi ricreativi che possano permettere una vita sociale a Santa Croce e contrastare “le fughe” verso le città limitrofe.

I ragazzi di GSC dichiarano: “Abbiamo pensato questa iniziativa per poter dar voce a tutti i problemi che troppo spesso un’amministrazione sottovaluta. Non vogliamo sostituirci a nessuno, ma solo mettere a disposizione di tutti le proposte di quei cittadini che, con entusiasmo e con spirito di partecipazione, hanno accettato di dialogare con noi ed esprimere un proprio giudizio. Nei prossimi giorni presenteremo le nostre analisi direttamente all’amministrazione.”

lunedì 20 febbraio 2012

ERESIA O NO: IO CI CREDO.

Una frase mi ha colpito tempo fa: “il futuro appartiene a coloro che trasmettono alla prossima generazione motivi per sperare”. La frase è di Pierre Teilhard de Chardin, definito il “gesuita proibito”, filosofo e paleontologo francese. Ricordare Teilhard de Chardin significa ricordare una figura tanto innovativa quanto controversa soprattutto perché ha collaborato al progetto di costruire un ponte di collegamento tra pensiero scientifico e pensiero religioso: un’eresia cosmica!!
NOI CI CREDIAMO è un gruppo di uomini e donne di ogni età, altrettanto innovativo e sicuramente ancor più controverso, che da mesi porta avanti un’altra eresia cosmica: costruire un ponte di collegamento tra il pensiero pulito e fuori da ogni logica di interesse dei giovani e di coloro che mai niente hanno chiesto alla politica e il pensiero di coloro che, da anni ormai, amministrano la nostra città ed hanno ben chiari luci ed ombre del proprio operato politico.
Io, in qualità di giovane ma soprattutto in qualità di appassionato di politica, sono stato sin da subito attratto da questa “eresia cosmica”. Da mesi mi confronto con tanti giovani e meno giovani che, come me  e quanto me, vogliono davvero costruire una Santa Croce migliore: la Santa Croce delle prossime Generazioni.
Una Santa Croce che torni ad essere una comunità unita e che, come ci suggerirebbe Pierre Teilhard, punti verso una maggiore socializzazione e contenga lo sviluppo estremo dell’individualismo. L’avvenire dell’evoluzione umana è dato dal fatto che stimolare la socializzazione significa contrastare l’alienazione oggi sempre più latente: l’uomo astratto (quello dei social media per intenderci) non esiste poiché l’essere umano è una relazione.
Una Santa Croce che sappia integrare tutti, che non si chiuderà su se stessa ma bensì investirà nella diversità come occasione di crescita e di sviluppo socio-economico.
Una Santa Croce che torni a parlare al futuro inseguendo con forza i propri sogni e le proprie ambizioni.
Una Santa Croce che non vuole lasciar scappare i propri figli e farà di tutto per dare a ciascuno di essi un buon motivo per rimanerci ed essere protagonisti.
Una Santa Croce che, senza alterare la propria natura, sappia sfruttare tutte le potenzialità umane, economiche, turistiche e sociali che la caratterizzano: un fiore all’occhiello per la Provincia di Ragusa.
Una Santa Croce dei santacrocesi.
Il mio (ormai) amico (astratto) Pierre Teilhard diceva che “È più facile che la Terra smetta di girare che l'umanità, presa nel suo insieme, riesca ad organizzarsi ed unificarsi”.
Non vorrei contraddirlo proprio all’ultimo ma credo che con gli amici di NOI CI CREDIAMO abbiamo davvero inaugurato un clima “costituente” di ampio consenso e di coesione generazionale.

Ad altri continuerà a sembrare una "eresia cosmica", ma IO CI CREDO.

mercoledì 15 febbraio 2012

Apriamo un nuovo cantiere politico!

Oggi la parola magica capace di rianimare la politica non è identità, è progetto. Nella società post ideologica del ventunesimo secolo, alle prese con le sfide nuove imposte dalla globalizzazione, si può dare una risposta rassicurante ai crescenti timori delle generazioni più mature e si può offrire una prospettiva soddisfacente a quelle più giovani restando abbarbicati alle parole d'ordine del secolo scorso, alle identità/etichette della destra, del centro, della sinistra?
Difficile crederlo, a meno che non si abbia come obiettivo la pigra conservazione dell'esistente e delle relative rendite di posizione. È una prospettiva che può andar bene al Pdl e al Pd, non certo a noi e agli amici del Terzo polo. La sfida di Futuro e libertà è tutta in questa consapevolezza: nel 2012 non ha senso continuare a usare lo specchietto retrovisore e a recriminare su ciò che doveva essere e non è stato e parimenti è miope concentrarsi solo sul presente come se davvero una legge elettorale fosse decisiva per il futuro degli italiani!
Se si vuol ridare un senso all'impegno politico, se davvero si ambisce a disegnare già ora le coordinate dell'Italia prossima ventura per renderla più bella e quindi migliore, allora è indispensabile osare, mettersi in discussione, navigare in mare aperto.
Certo alcuni valori fondanti della "cultura nazionale" mantengono la loro capacità attrattiva (non è forse la legalità la precondizione di ogni libertà? Non è forse di sentirsi comunità che hanno oggi necessità i popoli occidentali?). Ma è indubbio che la partecipazione politica tornerà ad essere il motore della democrazia solo quando sarà prospettata una via d'uscita dalla crisi, non solo economico-finanziaria, dei tempi attuali. E chi riuscirà ad indicarla con lucidità e a perseguirla con coerenza raccoglierà i frutti, anche in termini di consenso elettorale, della sua lungimiranza.
Se così stanno le cose, non si può negare che il futuro non si costruisce più con politiche figlie del secolo scorso bensì con politiche che spingano avanti la società, collochino in alto le ambizioni degli italiani, siano apparentemente eretiche ma capaci di contaminazioni e di sintesi culturali in sintonia con i tempi. Un solo piccolo esempio: alle opportunità e ai pericoli che la rete informatica mette di fronte ai nostri giovani si può rispondere rispolverando gli abiti mentali dei nonni, le categorie politiche del Novecento?
A ben vedere, anche il consenso popolare che, nonostante tanti sacrifici, sorregge l'azione del governo Monti è figlio del fatto che l'esecutivo è animato da un interesse nazionale e non di parte - salvare l'Italia dal baratro - e si muove con coraggio prendendo di petto vecchi tabù (mercato del lavoro, pensioni, liberalizzazioni) e vaste fasce sociali (evasori fiscali) che, per ragioni opposte, sia il centro-destra che il centro-sinistra hanno ignorato o blandito per non perdere voti. E se la politica è oggi percepita come autoreferenziale, costosa, inutile se non addirittura dannosa da un numero crescente di (ex) elettori non è forse perché da anni il consenso del cittadino viene chiesto dai partiti per battere l'avversario e non per costruire la società di domani?
La Seconda Repubblica è stata sepolta da dosi massicce, e a lungo andare intollerabili, di demagogia, populismo, conflittualità, inconcludenza. La politica raccoglie quel che ha seminato.
Se questo ragionamento è condiviso, allora rimbocchiamoci le maniche. Forse serviranno anche facce nuove, ma il deficit che sta facendo trionfare l'antipolitica è di idee, di progetti!
Quale vorremmo fosse l'identikit dell'Italia del 2020? Proviamo a disegnarlo confrontandoci con le altre società europee, aprendoci ai suggerimenti dei centri di ricerca e delle università, ascoltando le mille voci della cittadinanza attiva.
Apriamo un ideale cantiere politico per chiamare a raccolta tutti coloro che nelle stantie definizioni di moderati e progressisti non si riconoscono più perché prive di un respiro strategico, di una visione d'insieme sull'Italia che verrà. Proviamo a gettare il seme di quel nuovo soggetto (Partito degli italiani? Polo della nazione? Lista civica nazionale?) capace di unire il nostro popolo su pochi obiettivi condivisi, su un trasparente interesse collettivo, su una idea dell'immediato futuro della nostra Patria.

Appuntamento, per cominciare a parlarne, il 17 e 18 marzo a Pietrasanta.

(Gianfranco Fini, Presidente della Camera)

venerdì 10 febbraio 2012

IL DOVERE DI RICORDARE

Le Foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.

La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba.
È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.
Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza.
La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B”, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco. 

Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta “perché è stata ignorata per molto tempo”.

La legge 92 del 30 marzo 2004 istituisce il Giorno del Ricordo:

« La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata [...] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero. »

ABBIAMO IL DOVERE DI RICORDARE. 

martedì 7 febbraio 2012

“TUTTI (NOI, CI CREDIAMO) IN UNA (CITTA’ FUTURA) X SANTA CROCE”?

Potrebbe sembrare un semplice gioco di parole e di slogan, per me non lo è. Io sono uno di quei giovani, come tanti altri, che da anni ormai si sono avvicinati al mondo della politica, quello vero. Non il paradiso, ma un mondo dove ci sono i “mostri”, ci sono i personaggi buoni e dove tanti altri sono ancora "in cerca di autore".
Santa Croce Camerina, la nostra città, a piccoli passi, si sta avvicinando all’appuntamento elettorale di Maggio (Giugno?) 2012 che vedrà obbligatoriamente uscire di scena l’attuale Sindaco Dr. Lucio Schembari e lascerà senz’altro spazio ad una nuova parentesi amministrativa.
Rispetto alle precedenti elezioni, sono convinto ci sia più partecipazione, più voglia di mettersi in gioco e affrontare in prima persona le problematiche e soprattutto tanta (tantissima) convinzione che le cose, da ora in avanti, andranno fatte per bene. "Altrimenti…ci arrabbiamo!" (per citare un film di Bud Spencer e Terence Hill)

“Quartieri in festa” di Città Futura, l’Assemblea e le “Commissioni di lavoro” aperte a tutti di NOI CI CREDIAMO, i questionari di valutazione “Dai un giudizio al tuo quartiere e alla tua città” di GENERAZIONE SANTA CROCE, i Form di TxSC...ognuno ha trovato il suo metodo ed ha coinvolto, nei propri progetti per la città, tanti nostri compaesani riuscendo a farli partecipare e sacrificare così tempo e sforzi (fisici ed intellettuali).
È pur vero che ancora dobbiamo entrare nella fase calda, quella dove si susseguiranno accuse, controaccuse, contro-controaccuse etc… ma un risultato dobbiamo auto-riconoscercelo TUTTI: stiamo costruendo in modo nuovo e quanto più partecipato il futuro della nostra città. 

Ai posteri l’ardua sentenza su chi avrà trovato il modo migliore per valorizzare i cittadini e renderli davvero partecipi nella costruzione del programma e delle squadre amministrative.
Bisogna crederci perché ci sono tanti giovani che ci credono. Non provi nessuno ad aizzare le parti più vive e frizzanti (appunto i giovani) dei vari schieramenti gli uni contro gli altri: il rischio che si corre è quello di rovinare i sogni e le speranze di chi, tra tante critiche e mille divieti, sta dando fiducia alla volontà di quella schiera di “grandi” che ha deciso di mettersi a disposizione, partendo dai propri errori ma soprattutto dalle proprie esperienze positive.

NOI CI CREDIAMO e andiamo avanti.

lunedì 6 febbraio 2012

L’ignoranza non lascia il segno.

La notte del 6 febbraio scorso, dei vandali, (la sigla LAL potrebbe ricondursi alla Lega Alleanza Lombarda) hanno rifatto il look alla sede regionale di FLI LOMBARDIA sita in via Lanzone a Milano: oltre ogni sobrietà richiesta in tempi di crisi, a luccicare erano delle sfumature “verde-Lega-marcio”.
“FASCISTI”, “CRIPTOFASCISTI”, “FINI: CANAGLIA, LADRO, ON.RABBINO, ON. MONTECARLO” e per finire minacce di MORTE alla coordinatrice cittadina di Milano Barbara Ciabò.
FOTO ©Zamir C. Hashorva
Può lasciare di stucco come sia tutto scritto in perfetto italiano, ma di certo non stupisce per niente che, queste minacce e queste “violenze”, arrivino come conseguenza alla capacità che hanno avuto FLI MILANO e soprattutto Generazione Futuro MILANO di ben radicarsi sul territorio meneghino e di dimostrarsi, nel quotidiano, una spina nel fianco per tutti coloro che per troppi anni si sono abituati ad avere campo libero nel mal amministrare e nel portare avanti espressioni della peggiore politica.
Io, in quanto membro di Generazione Futuro Milano, condanno questo vile gesto e sostengo con forza la coordinatrice cittadina Barbara Ciabò a proseguire nel lavoro che abbiamo intrapreso, tra tante difficoltà e tantissime critiche.

Il mio pensiero va però anche agli “artisti”.
Mi rattrista pensare che dietro quelle scritte possano celarsi delle mani e delle menti giovani (non importa di quale colore politico). Se così fosse sarei profondamente deluso e irrimediabilmente preoccupato per le sorti della vita politica non solo milanese ma dell’Italia intera.

FOTO ©Zamir C. Hashorva
Non voglio credere che quanto di peggio i nostri politici ci hanno mostrato in questi ultimi mesi e anni non ci abbia insegnato praticamente nulla.
Non voglio credere che il momento di profonda crisi non riesca a sensibilizzare davvero TUTTI, a maggior ragione i giovani, ad un profondo sentimento di unità e coesione sociale a livello nazionale.
Non voglio credere che il giusto debba aver paura di additare chi sbaglia.
Non voglio credere che si giochi ancora con le divisioni in “casacche nere o rosse” quando il vero problema è che siamo tutti al “verde” (quello dei portafogli vuoti e non il sopracitato “verde-lega-marcio” delle scritte!).

Non voglio e non posso credere a niente di tutto questo perché io ho già qualcosa in cui credere ed ho accanto a me tantissimi altri ragazzi motivati, preparati e soprattutto fermamente convinti nel costruire un futuro migliore per noi stessi e per l’Italia.
Questa è Generazione Futuro Milano. Questa è Generazione Futuro.

mercoledì 1 febbraio 2012

26 Consigli di saggezza sull' avvenire.

1.    Se sei nel progetto, tu sei il progetto
2.    Se prevedi, puoi prevenire gli eventi e provvedere.
3.    Se prima pensi, senza supporre, capisci, parli e puoi agire.
4.    Se segui la linea, senza fermarti al punto arrivi all'obiettivo.
5.    Se pensi, capisci e valuti, puoi agire con cognizione sbagliando poco.
6.    Se fai ogni giorno tutto quello che puoi, dormi sereno.
7.    Se fai oggi quello che potresti domani, ti poni in testa agli eventi.
8.    Se sei un professionista, avanza proposte, mai problemi.
9.    Se scrivi tutto, non dimentichi mai niente.
10.  Se c'è un problema, proponi la soluzione.
11.  Se fai sempre quello che devi fare, stai in pace con la coscienza.
12.  Se fissi prima l'obiettivo e dopo le strategie, lo raggiungi.
13.  Se misuri l'efficacia del tuo lavoro, la qualità aumenta.
14.  Se prendi appunti, aumenti il valore dell'autoformazione
15.  Se hai il senso della misura e delle proporzioni, sei equilibrato.
16.  Se hai i punti di riferimento, non perdi la via.
17.  Se fai, anziché voler fare, agisci concretamente.
18.  Se fai sempre la prova del nove e controlli da due fonti le informazioni, commetti pochi errori.
19.  Se commetti un errore, accerta le cause, per non ripeterlo.
20.  Se perdi tempo non puoi recuperarlo. Quello che fai oggi non è quello che potresti aver fatto ieri.
21.  Se arrivano le difficoltà, affrontale sapendo che rientrano nella normalità.
22.  Se contano i risultati, le chiacchiere non servono.
23.  Se spieghi come intendi raggiungere l'obiettivo, anziché scusarti perché non riesci, sei vicino all'obiettivo.
24.  Se sbagli, non curarti. Se non correggi, preoccupati.
25.  Se hai personalità, farai funzionare le cose. Se hai disciplina, le concluderai.
26.  Se non hai quello che ami, lotta per averlo, ma intanto ama quello che hai.