sabato 31 dicembre 2011

1° Incontro di Formazione: "I GIOVANI CREDONO ANCORA NEI PARTITI?"

La politica e i partiti sono in forte crisi e lo dimostra la presenza di Monti e della sua squadra di tecnici tra gli scranni parlamentari. Lo gridano anche tanti giovani e meno giovani che non vogliono più saperne di affidarsi a venditori abusivi di sogni.
Ma siamo davvero all’ultimo scorcio dell’Armageddon politico o siamo i prescelti protagonisti degli albori
di una nuova era: quella della Terza Repubblica?
Giorno 29 Dicembre, a Santa Croce Camerina (RG), s’è tenuto il 1° incontro di formazione sul tema “I giovani credono ancora nei partiti?” L’incontro è stato organizzato dall’Associazione socio-culturale Generazione Santa Croce e le parole chiave sono state: Partecipare,  Confrontarsi, Crescere. Tantissimi i giovani che hanno raccolto l’invito a Partecipare. Il confronto c’è stato, a volte anche a tinte forti ma pur sempre nei limiti e di sicuro, chi c’è stato non può negare di essere cresciuto un po’.
Antonello Iurato durante il suo intervento
A moderare l’incontro, oltre a me, in quanto membro dell’Associazione Generazione Santa Croce, c'era Alessia Cataudella, emergente e bravissima cronista locale. C’erano ospiti sette giovani militanti nei vari partiti e provenienti da tutta la provincia iblea che hanno dato prova di come ci si possa ancora confrontare in maniera costruttiva e senza spettacolarizzazioni anche se si appartiene a partiti politici diametralmente opposti. Tanto fair-play e tanta voglia di invertire la deleteria tendenza di andare sempre e comunque “contro” e delegittimare l’avversario a qualsiasi costo.

Prima di lasciar spazio alle esperienze degli ospiti ci sono stati tre interventi introduttivi al tema (li pubblicherò per intero ):
-da Cavour e Garibaldi ai festini hard di Arcore, esposto da me;
-Gli indignados, esposto da Domenico Lupo;
-Conciliare rigore ed equità, esposto da Antonello Iurato.

Come ho già dichiarato: “Abbiamo volontariamente mantenuto toni bassi perché il nostro obiettivo non è arrivare ad uno “scontro generazionale”. Noi puntiamo invece ad un vero “patto tra le generazioni”, che consenta di superare gli squilibri attuali partendo dalla consapevolezza che seppur manchi una decisa reazione collettiva generazionale siamo in tantissimi quelli che non aspetteremo la venticinquesima ora per capire che si doveva e si poteva far meglio. Noi siamo il futuro e tra mille difficoltà ce lo costruiremo”
 
Tra gli ospiti c’era Simone Digrandi, commissario provinciale Generazione Futuro Ragusa:“GF ha fatto la sua bella figura. Una giovanile che è motore pulsante dell'intero partito, che nella sua autonomia crea iniziative uniche sul panorama politico giovanile in Italia, che nel suo meccanismo di rete globale riesce ad attenzionare qualsiasi problema locale, che coinvolge tutti in una maniera unica e speciale. Abbiamo dimostrato, agli altri, non solo di condividere l'esigenza di un'impegno politico giovanile vero, ma di porlo in essere nella migliore delle forme.” I "grandi", come ho avuto modo di dire, non rappresentano qualcosa che "va sostituito", anzi. Proprio loro sono quelli che devono prenderci per mano e guidarci nella nostra crescita politica, facendoci capire come muoverci, come esaltare le nostre capacità, come realizzare davvero ciò che siamo in grado di fare.
Domenico Lupo durante il suo intervento

E’ intervenuto pure Michael Massari, rappresentante del movimento studentesco di GF Ragusa. Michael ha ricordato il discorso di Pericle agli Ateniesi, risalente al V secolo a.C. “Un discorso che ci insegna a costruire la democrazia e che dipinge perfettamente la figura del politico, ovvero colui che si preoccupa dello Stato e mostra il suo coraggio in questa lotta per salvaguardarne l'esistenza, ha sottolineato Michael. Inoltre ha poi spostato l’attenzione sulla scuola: “Una scuola importante per la formazione di uomini dediti alla politica, una scuola quindi non di partito! Attraverso un parallelismo maestro-politico / professore-tecnico, ha delineato l'importanza del politico che non è colui che legge la realtà attraverso leggi matematiche, ma è colui che preoccupandosi della collettività, aggira l'ostacolo coniando una soluzione innovativa. Infine, il suo appello si conclude con un desiderio particolare, che tutti i giovani entrino a far parte dei partiti, perchè per arrivare alla politica bisogna utilizzare un mezzo, ed inoltre costruire un apparato politico basato sul dialogo e non sulle offese, o su scene teatrali e cinematografiche.
Grande partecipazione di pubblico
Con gli amici dell’Associazione Generazione Santa Croce abbiamo aperto un dialogo tra i partiti e i giovani iblei e ci teniamo a dire che “Il nostro sogno è quello di esportare la nostra esperienza a tutte le realtà, dal locale al nazionale aprendo le porte ad un nuovo approccio del fare politica”.

mercoledì 21 dicembre 2011

IL PATTO GENERAZIONALE


Il ministro Meloni ha chiesto nel mese di settembre che nella Costituzione venisse inserito il patto generazionale, ossia la verifica dell’impatto di tutti i provvedimenti a lungo termine, per non far pesare sui futuri adulti le riforme adottate dagli adulti attuali. Chissà perché ogni volta che i politici propongono una cosa sensata, questa debba sempre passare per la modifica della Costituzione, ossia il modo migliore per gettarla direttamente nel cestino.
Ma non bisogna guardare troppo in là, e neppure atteggiarsi a padri costituenti, per vedere come l’Italia sia diventato un paese pericolosamente iniquo e come noi giovani ci troveremo a portare sulle nostre spalle tutto il peso dei calcoli elettorali dei nostri vecchi.
Grazie tante cari papà, che dovreste traghettarci nel futuro e che invece vi state approfittando della nostra distrazione, troppo presi come siamo a barcamenarci per arrivare a fine mese e per arrabattare qui e lì un contratto a progetto, uno stage e un tempo determinato.
E grazie a te, caro ex ministro Meloni, che dal tentativo di elargire milioni di euro a delle fantomatiche “comunità giovanili” (ossia i vecchi amici di Azione giovani) alla difesa della disposizione sui licenziamenti facili prevista nella estiva manovra, ti sei dimostrata molto più la rappresentante della “gioventù” raffigurata da Berlusconi, sempre sorridente e ottimista a favor di camera, che non dei “giovani”, consapevoli ma indifesi.

A fronte dell’assenza di tutele a favore dei giovani che si accingono ad intraprendere un’attività e ad immaginare e preparare il proprio futuro, quello che per certi versi è più deprimente e sorprendente al tempo stesso è che manca una reazione collettiva generazionale, manca una messa in discussione delle regole che non funzionano di questo sistema. Questa è la colpa dei figli che si accompagna a quella dei padri di non aver costruito una società in grado di dare alle generazioni dei figli le stesse opportunità che hanno i giovani degli altri grandi Paesi. La conseguenza è che l’Italia si ritrova ad essere un Paese statico, con scarsa mobilità sociale. Un Paese che fatica a crescere e ad essere davvero innovativo e competitivo.
In questa situazione occorre reagire con un nuovo Patto generazionale che consenta di superare gli squilibri attuali e indirizzi le risorse a compensare la riduzione quantitativa dei giovani con un potenziamento qualitativo.
Questo significa maggiori investimenti in formazione, valorizzazione del capitale umano nel mondo del lavoro, maggior possibilità di emergere in base ai propri talenti e capacità. Significa anche un mercato di lavoro che tenga in giusta considerazione il merito; una previdenza che tenga in conto l’equità intergenerazionale e un fisco che aiuti chi lavora. Significa riattivare l’ascensore sociale ormai da troppo tempo guasto o a disposizione soltanto di chi già frequenta i piani alti per salire ancora più in alto.
E allora facciamoci un po’ sentire, e riprendiamoci ciò che è nostro: il diritto di poter lavorare alle stesse condizioni di chi il lavoro ce l’ha da più anni, ossia con salute, maternità e riposo garantiti, insieme a una continuità che ci consenta di fare carriera, naturalmente se lo meritiamo.

A tutti quei papà che ci hanno rubato il futuro: NOI non siamo dei viziati, e non siamo neppure l’Italia peggiore.
Non aspetteremo come voi la venticinquesima ora per capire che si doveva e si poteva far meglio.
Noi siamo il futuro e tra mille difficoltà ce lo costruiremo. Per Noi e per i nostri figli

venerdì 16 dicembre 2011

I peccati capitali degli stati europei!

Dietro la facciata della solidarietà e dell'impegno europeista, ogni paese ha i suoi vizi privati che rifiuta categoricamente di ammettere o affrontare. È proprio l'indulgenza verso queste mancanze che rischia di far sprofondare il progetto europeo.

EGOCENTRISMO

IRLANDA – Si può essere d'accordo con il ministro della cultura irlandese: “Siamo un popolo felice e profondamente sincero. Per gli imprenditori stranieri sono cose che contano”. Nessuno lo mette in dubbio. Ma osservando più da vicino, niente vieta di pensare che le imposte irlandesi siano uno dei piccoli motivi che spiegano perché l'isola attiri le imprese internazionali come una calamita. Infatti in questo paese la tassa sulle società è solo del 12,5 per cento, cioè molto al di sotto della media europea. La maggior parte dei paesi Ue, come la Germania e la Francia, tassa le imprese per circa il 30 per cento. In un mercato unico che dovrebbe garantire l'uniformità delle condizioni commerciali, come si può giustificare un tale divario?
Prima della crisi del debito, l'Irlanda attirava già decine di grandi multinazionali: Facebook, Intel, Pfizer, Merk, Sap, Ibm – tutti facevano la fila per andare sull'isola del céad míle fáilte (“100mila benvenuti”). Tutto molto bello, ma la logica che ne deriva è decisamente insulare: più le imprese arrivano numerose, più lo stato può essere generoso nei loro confronti. E anche se il governo irlandese prevede di aumentare alcune tasse, l'imposta sulle società non figura nell'elenco.
Secondo Dublino l'Irlanda deve compensare alcuni svantaggi competitivi imposti dalla natura – per esempio il fatto che non vi si può arrivare in treno. Ma da quando un elemento del genere influisce su settori come l'informatica e le assicurazioni? Senza contare poi che l'Irlanda è l'unica testa di ponte anglofona della zona euro. Allora cari irlandesi, rimanete sinceri, solidali e felici. 
ARROGANZA
FRANCIA – A metà dicembre il gruppo nucleare francese Areva ha espresso l'intenzione di sopprimere migliaia di posti di lavoro. Ma i dipendenti non devono preoccuparsi: “Non vi sarà alcun impatto sul paese. Questa è la linea voluta dallo stato”, ha fatto sapere il ministro dell'economia François Baroin dopo le prime fughe di notizie. Baroin ha subito convocato il responsabile di Areva Luc Oursel e ha ribadito: “Indipendentemente dall'impatto della crisi, nessuna revisione considererà l'occupazione come una variabile utilizzabile a piacimento”. Una priorità che vale solo per l'occupazione francese, occorre precisare.
In Francia nessuno si stupisce di affermazioni del genere. Tutti hanno ben presente la ragion di stato, da quando Jean-Baptiste Colbert, ministro delle Finanze di Luigi XIV, dirigeva l'economia con pugno di ferro. Poco importa se Areva appartenga all'87 per cento allo stato. Anche quando il gruppo Psa Peugeot-Citroën ha annunciato di recente la soppressione di posti di lavoro, il ministro dell'industria Eric Besson si è affrettato a promettere che tutti i lavoratori francesi sarebbero stati risparmiati. Carlos Ghosn, il responsabile di Renault, è stato richiamato all'ordine quando ha voluto delocalizzare una piccola parte della sua produzione in Turchia. 
Non bisogna dimenticare che gli ostacoli posti dallo stato allo sviluppo della produzione nei paesi emergenti sono oggi una delle cause principali delle difficoltà del costruttore francese. Ecco che cosa succede quando lo stato si pone come protettore dell'economia: i costi di produzione crescono e i prezzi anche. Per prevenire una riduzione delle esportazioni, il governo rafforza il protezionismo, in un circolo vizioso. Nel caso migliore il governo francese ricompensa una scarsa redditività. Nel caso peggiore, l'Eliseo si serve del suo potere sulle grandi imprese come di un'arma politica.
I politici francesi diventano europeisti convinti non appena si rendono conto di non poter più andare avanti da soli. Ciò ha portato alla creazione di Eads, leader europeo nel settore aeronautica e difesa, e all'interesse per una possibile alleanza nel settore della costruzione navale. È stato l'allora ministro dell'economia e attuale presidente della repubblica, Nicolas Sarkozy, a impedire a Siemens di entrare in Alstom, il suo concorrente francese. Ma lo stesso Sarkozy aveva organizzato nel 2004 l'acquisto del gruppo farmaceutico franco-tedesco Aventis da parte dei francesi di Sanofi, dando vita al terzo gruppo mondiale del settore. E sempre su sua richiesta la formula che raccomandava un mercato interno “in cui la concorrenza è libera e non falsata” è stato cancellato dal trattato di Lisbona. Per quanto ancora l'Unione europea tollererà tanta arroganza? 
CUPIDIGIA
REGNO UNITO – I britannici sembrano vivere in un'altra dimensione. Come se il mondo della finanza non fosse crollato nel corso degli ultimi tre anni, vogliono poter continuare a compensare le perdite della loro industria speculando con i capitali esteri. Sempre uguali a sé stessi, continuano a seguire la logica secondo cui i mercati sono invincibili e la politica e la società sono obbligati prima o poi a sottomettersi alla loro legge.
Spinto agli estremi, il liberismo di John Stuart Mill e di Adam Smith ha permesso l'affermazione nella City londinese di un sistema finanziario privo di una vera regolamentazione, dove sono stati messi a punto tutti i sofisticati prodotti finanziari – strumenti derivati e titoli sui crediti – responsabili del crollo del 2008. In questo modo miliardi di euro, provenienti da conti correnti e fondi pensione di privati cittadini, sono andati in fumo. Ma sono stati i banchieri della City a essere risarciti.
La crisi del debito sovrano risale al momento in cui i governi sono stati costretti a fornire capitali alle banche. Ma a Londra la proposta di associare gli investitori al rischio scatena grida di terrore. La tassa sulle transazioni finanziarie, sostenuta dal governo tedesco – che  potrebbe mettere fine alle speculazioni a breve termine sul mercato delle valute – è stata definita dal ministro dell'economia George Osborne “un proiettile d'argento al cuore della City”. Chi continua a voler nuotare controcorrente farebbe bene a cercare un altro fiume. 

venerdì 9 dicembre 2011

Voglia di sicurezza in primo piano

Santa Croce ha voglia di dire la sua. Associazioni di categoria, gruppi giovanili, movimenti civici. Tutti concordi su un punto: dare voce a chi voce non ha. Una maggiore interlocuzione con i cittadini per fare emergere le reali necessità della comunità, al di là di ogni previsione statistica. Sono soprattutto i giovani a rendersi attori del sistema, per diventare i perfetti cittadini-amministratori di domani. 
Tra questi i ragazzi di "Generazione Santa Croce", associazione promotrice di una campagna di raccolta dati per mappare i problemi dei vari quartieri, allo scopo di tracciare i livelli di efficienza ed efficacia dei vari servizi di Santa Croce. Iniziativa alla quale i cittadini stanno rispondendo con ottimi risultati. Sabato 3 dicembre l'associazione si è riunita per tirare le prime somme. Sono quasi 500 le schede compilate, delle quali decine inviate via e-mail. E molte le richieste degli esercenti di riceverne altre. I membri del gruppo hanno, quindi, deciso di continuare nei prossimi giorni con una ulteriore distribuzione delle schede valutative. "Questa seconda tranche - spiegano i ragazzi di Gsc - permetterà di raccogliere ulteriori dati e ampliare il campione di indagine al fine di rendere più precisa e attendibile la stima dei risultati". 
Porsi al centro del dialogo, contribuire nelle decisioni che possono cambiare la rotta della collettività. Nelle prossime settimane, alla chiusura dell'iniziativa, l'associazione elaborerà e pubblicherà una relazione finale dettagliata che verrà portata direttamente all'attenzione dell'amministrazione, che si è detta già disponibile ad un incontro. "Con l'iniziativa ‘Dai un giudizio al tuo quartiere e alla tua città' ci proponiamo ai santacrocesi come portavoce delle loro esigenze e dei loro problemi troppo spesso urlati solo tra i denti - continuano i ragazzi di Gsc -. Speriamo questo sia il primo passo concreto per colmare il vuoto tra i cittadini e le istituzioni, che è uno degli obiettivi primari dell'associazione". 
Tra i punti proposti nella scheda la sicurezza. Con la delicata questione la comunità camarinense si confronta quotidianamente, manifestando diverse esigenze, alcune consuete, altre tragicamente fuori dall'ordinario. I recenti episodi di microcriminalità che hanno investito la tranquilla borgata hanno destato non poche preoccupazioni tra i cittadini, che chiedono controlli, protezione. Una riunione che si è svolta lunedì presso la sede Ascom di S. Croce ha evidenziato quanto il tema della sicurezza sia al primo posto nella lista delle priorità. Il direttivo Ascom, un tecnico della sicurezza-videosorveglianza, Luigi Puglisi, e un commerciante associato, Gianni Brullo, hanno discusso l'importante problema, a pochi giorni dalla rapina a mano armata ai danni del market del vicepresidente dell'associazione, Giudice. 
"La preoccupazione tra gli esercenti è tanta - afferma il presidente Ascom Santa Croce Antonino Mandarà -. I malviventi operano anche alla luce del sole e in pieno centro. Nella riunione si è anche proposto di installare telecamere funzionanti sulle strade e anche all'interno delle attività per intensificare i controlli". 
L'associazione commercianti ha deciso, a tal proposito, di incontrare il primo cittadino Schembari per chiedere di concerto interventi mirati alle autorità competenti.

(di Alessia Cataudella, La Sicilia 8 Dicembre 2011)

giovedì 8 dicembre 2011

CONTROMANOVRA/ Baldassarri: quei 50 miliardi "ignorati" da Monti.

Il senatore Mario Baldassarri, un economista che è stato un pupillo del premio Nobel Franco Modigliani, guarda con una certa apprensione alla manovra che Mario Monti potrà “sfoggiare” domani al vertice del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles. E la giudica un intervento “tampone”, con il rischio che diventi una “manovra dimezzata”.
Senatore, come le sembra nel suo complesso questa manovra?
Non c’è dubbio che in questa manovra prevalgono le tasse e, quindi, non può di certo far crescere l‘economia italiana. Direi sostanzialmente che il primo punto ispiratore del governo Monti, quello del rigore, è stato ampiamente rispettato. Ora, però, a questa “locomotiva” del rigore bisogna agganciare il vagone dell’equità e, soprattutto, quello della crescita. È senza dubbio positivo che questo “intervento tampone” abbia convinto i mercati, che sinora hanno risposto bene. Ma non possiamo assolutamente fermarci a questo punto.
Lei ha sempre promosso e suggerito politiche di tagli, lotta agli sprechi e, soprattutto, dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico. Cose di cui in questa manovra non c’è traccia. 
Infatti, da questo punto di vista, mi viene da pensare che più che la prima manovra di Monti, questa sia una nuova manovra di Tremonti. A mio parere, occorreva istituire il “Fondo immobiliare italiano”, dove far conferire le proprietà pubbliche. Questo fondo potrebbe valutare bene le dismissioni, emettendo azioni e nel tempo collocare sul mercato il patrimonio immobiliare. Facciamo il caso di una caserma inutilizzabile che può diventare un grande albergo. Una simile operazione farebbe acquistare valore e alla fine si potrebbero convertire le azioni del fondo in titoli di Stato. È questo, a mio modo di vedere, il mezzo migliore per reperire risorse. Poi ci sono i tagli da fare e qui il discorso va precisato bene.
In che senso? 
Sen. Mario Baldassarri (FLI)
Si continua a parlare di taglio dei costi della politica. Se noi dimezzassimo i parlamentari e allo stesso tempo i loro stipendi, riusciremmo a risparmiare 600 milioni di euro. Se abolissimo le Province, ricaveremmo un miliardo e mezzo di euro. Ma se noi tagliassimo i cosiddetti consumi intermedi, quelli che la Pubblica amministrazione continua imperterrita a fare, si risparmierebbero 50 miliardi di euro di sprechi e malversazioni. Questo è quindi il vero punto su cui si deve tagliare. È su questa spesa che ha una voce annua di 150 miliardi di euro che occorre intervenire. Se ci limitiamo a parlare degli stipendi dei deputati e dei senatori gettiamo solo fumo negli occhi dei cittadini.
Ritiene che la manovra vada corretta? 
No, non è possibile perché si allungherebbero i tempi. La manovra va vista come un “tampone” a una situazione che ci stava portando al tracollo. Al momento occorre vararla al più presto, in modo che l‘impatto positivo già avuto sui mercati continui. Ma certo non si deve dimenticare il resto, cioè l‘equità e la crescita, altrimenti ci troveremmo con una manovra “dimezzata”.
C’è però il problema della deindicizzazione delle pensioni che sta pesando come un macigno, non solo per i sindacati, ma per quasi tutte le forze politiche. 
È vero, questo è un problema che a mio avviso occorre sistemare. Indubbiamente l‘intervento sul sistema pensionistico, con il passaggio al contributivo per tutti, attraverso il pro-rata, è un passo importante che bisognava fare già ai tempi della riforma Dini. La deindicizzazione è invece un pugno nello stomaco se si considera il principio di equità.
Che cosa si aspetta dal vertice del Consiglio europeo che inizia domani a Bruxelles? 
Al proposito mi permetta di essere piuttosto lapidario: spero solo che l‘Europa rinsavisca.

venerdì 2 dicembre 2011

Almeno Leggete Marx!

Complimenti ragazzi. Complimenti davvero. Oggi per chi non lo sapesse un manipolo di manifestanti che si definiscono “comunisti” appartenenti ai collettivi di Scienze e Politiche dell'università di Milano ha impedito che il dottor Oscar Giannino tenesse un dibattito organizzato da un' associazione studentesca sul futuro dell'euro.
Vi faccio i miei complimenti perché siete riusciti a contestare con parole pesanti quali “Fascista, distruttore di università e Berlusconiano” una persona che tutto questo non è.
Ora vi spiego chi è Oscar Giannino.
Tralasciando la sua biografia che ognuno di voi potrà benissimo leggere su Internet egli è in primis un giornalista e un economista.
Le due sue attività si intrecciano spesso collaborando con inserti economici di importanti testate giornalistiche italiane quali Il Riformista, Il Giornale, Mercati&Finanza( di cui è stato anche direttore), Libero, Il Foglio e Radio24.
Dal 2009 dirige anche il blog www.chicagoblog.it , testata di attualità economica e spesso discordante con le proposte del vecchio governo.
Ma che idea politica ha Giannino?
Ebbene lui è un repubblicano. Fin dal 1984 fa parte del Partito Repubblicano Italiano prima nella federazione giovanile poi nella direzione nazionale per poi diventare nel 1988 diventa vicedirettore della Voce Repubblicana.
Dopo tangentopoli , per l'esattezza nel 1995, per incomprensioni all'interno della dirigenza repubblicana esce dal partito e diventa collaboratore del giornale Liberal ( che per chi non lo sapesse è il quotidiano dell'UDC).
Ora al di fuori del condividere o meno le scelte politiche di Giannino, come si può dare del fascista ad un uomo che è nato e cresciuto in partiti che hanno sempre contestato il fascismo( Non penso di dover ricordare a nessuno chi sono Ugo La Malfa e Alcide De Gaspari).
Altra accusa che gli è stata rivolta oggi è di essere un uomo di Berlusconi.
Cosa più' sbagliata non gli si poteva dire.
Infatti il 4 Novembre 2011 dice,ad un dibattito organizzato a Milano dalla associazione Crescere con la Buona Politica: “ la legislatura in cui è stato creato maggior debito pubblico è stata quella in cui c'era il primo governo Berlusconi” e poi ancora “ Questo governo ci ha fatto perdere ogni tipo di credibilità all'estero anche a causa di un Presidente del Consiglio che pensa più' alle donne che al governo e ad un ministro dell'economia che è troppo attaccato alla poltrona per capire che è ora di fare un passo indietro”.
E poi ancora durante la trasmissione “Nove in punto, la versione di Oscar” da lui condotta su radio24: “... Non so dove veda Berlusconi i ristoranti pieni ma io vedo solo le tasche degli Italiani vuote”.
E potrei andare avanti ad elencare altre mille frasi contro Berlusconi e il suo governo che l'economista esplicita da due anni a questa parte.
Cari ragazzi, che dire? informatevi prima di agire.
Inoltre, e questa penso che sia la cosa peggiore che poteste fare, avete agito in nome di Marx.
Ma a quanto pare non conoscete nemmeno gli scritti di Marx; infatti egli scrive neiDibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione dei dibattiti alla Dieta questa frase: “ la vera e propria cura radicale della censura sarebbe la sua abolizione”.

(dal BLOG dell'amico Luca Bertoletti)
http://lucabertoletti.blogspot.com/