Ricambio Generazionale…suona
bene, si fa presto a dirlo e sembra che tutti, ma proprio tutti non desiderano
altro.
Sembrerebbe di SI. La soluzione indicata rimane nel portare avanti le
giovanili di partito, ovvero quell’invenzione che risale a parecchi decenni fa
e senza la quale, secondo alcuni, i partiti perderebbero lo spirito
avanguardista. Bisogna quindi rimanere buoni, nel proprio ghetto demografico,
continuare a fare volantinaggi, organizzare eventi, lavorare sodo nel silenzio
e lontano dalle luci della ribalta. Bisogna aspettare il proprio turno, fare
esperienza e diventare politicamente maturi. Un giorno (molto lontano) avremo
il nostro meritato spazio.
Ma chi stabilisce quando si è politicamente maturi? Cosa vuol dire
maturi?
Nella politica la gavetta è fondamentale e sarebbe impensabile pensare
di farne a meno. Purtroppo però, quando fai la gavetta e quindi maturi
esperienza, ti rendi conto che le giovanili di partito spesso e volentieri servono
ai grandi per concentrare le energie nuove per poi incastrare i ragazzi dentro
deleterie logiche organizzative che rappresentano alla perfezione quelle “ufficiali”:
le loro logiche, quelle mature.
I ragazzi iniziano a dipendere da chi invece dovrebbe lasciar loro
spazio. I ragazzi iniziano a competere, a scornarsi e dividersi perfettamente
in fazioni che ricalcano beghe e contrasti che si consumano ai piani alti.
Giochetti, trame alle spalle, complotti, ostruzionismi, dimissioni,
faziosismi, gruppetti, arrivismi, colonialismi, rancori: non sappiamo se avremo un lavoro, non
sappiamo se potremo farci una famiglia, non sappiamo se potremo essere padroni
delle nostre scelte..e i giovani, con i
loro movimenti giovanili cosa fanno??? Corrono ancora appresso a
congressi farlocchi, tessere inesistenti, commissariamenti ridicoli, simboli
non concessi, slogan populisti, ripicche infantili, etc, etc…
Essere politicamente maturi vuol dire sviluppare integrità e autonomia
intellettuale tale da evitare di prestare il fianco a caporali e sergenti che
nella concitata frenesia di mantenere i propri orticelli si appoggiano in
maniera opportunistica e circostanziale sulle beghe altrui.
Quando nella politica…
Quando nella politica si perde di vista la dignità, i valori, il
rispetto.
Quando nella politica non si riesce più a indicare un sogno, ma ci si
insabbia nel commentare il presente.
Quando nella politica non si parla al plurale ma si analizza tutto
attraverso il proprio monocolo sfocato.
Quando nella politica si ha la presunzione di volere tutto ma non si
valorizza niente.
Quando nella politica non si parla ma si urla.
Quando nella politica si investe solo tempo e denaro senza entusiasmo
ma soprattutto passione disinteressata.
Quando nella POLITICA non mettiamo il CUORE...non è POLITICA.
IO CREDO
…nella politica e nella forte volontà delle nuove generazioni di cambiare
davvero le cose: subito e in meglio.
Un cambiamento vero che passi attraverso un approccio nuovo: senza
slogan, senza recinti, senza padrini, senza rancori, senza ideologie.
Attraverso un vero patto tra generazioni inteso come processo continuo
d’interazione tra chi ha maturato esperienze e chi invece vuole iniziare ad impegnarsi
in maniera seria e responsabile.
Un simile cambiamento oggi può realizzarsi solo creando un soggetto
unico dove tutte le esperienze possano contaminarsi e trovare nuove sintesi e
nuove prospettive.
Oggi possiamo parlare a tutti gli effetti di Politica 2.0 o Social-politics, ovvero quel modo nuovo di far
politica e di parlare di politica che scorre sui binari della rete e
soprattutto dei social media: si sono azzerate le distanze geografiche, si sono
azzerate le distanze culturali ma soprattutto si sono azzerate le distanze tra
giovani e dirigenti di partito.
Tutto ormai si fonde e si riproduce sulla scena della rete e si
riversa quotidianamente anche nella vita reale. Non si avverte più la necessità
di riunirsi e discutere in compartimenti stagno sempre più impermeabili e più
inconciliabili. Serve confronto e interscambio totale: a tutte le latitudini, a
tutte le età.
Il ricambio generazionale non deve essere uno slogan, deve essere una
mentalità ma soprattutto una volontà, forte e determinata.
Oggi è fondamentale che i giovani si affranchino, senza paure e senza
timori reverenziali, e rifuggano le lusinghe e i corteggiamenti del potere
interno alle organizzazioni giovanili.
I giovani in movimento devono
andare oltre e devono puntare più in alto, verso un bersaglio più grosso.
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