sabato 19 novembre 2011

Romana De Gasperi racconta il padre (degli Italiani).

L’Italia di uomini politici ne ha avuti parecchi, alcuni anche bravi. Di statisti pochi, troppo pochi. Alcide De Gasperi lo è stato al massimo grado. «Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni», disse una volta. Le sue scelte di quei giorni plasmarono e orientarono un Paese che usciva distrutto dalla guerra. I suoi discorsi all’estero furono ascoltati con ammirazione e portatono i loro frutti. Il tempo degli sbadigli e dei risolini era ancora lontano.
«Tutto, tranne le vostra personale cortesia, è contro di me». Con queste parole Alcide De Gasperi iniziò a parlare a Parigi, il 10 agosto 1946, in chiusura alle trattative di pace. Gli avevano fatto fare tre giorni di anticamera, prima di concedergli la parola di fronte ai 21 rappresentanti dei vincitori. Rappresentava una nazione sconfitta, che stava per essere amputata di territori e colonie, ma doveva anche dare il senso della discontinuità: la Repubblica italiana non era l’erede dello Stato fascista, bensì una nuova entità che intendeva ritagliarsi un ruolo accanto agli altri Stati democratici dell’Occidente. Il suo discorso fu talmente alto, illuminato e illuminante, che i delegati gli si fecero attorno per stringergli la mano. Altri tempi; negli anni a venire, qualora avesse parlato un italiano, l’alternativa sarebbe stata tra gli sbadigli e i risolini, con una netta prevalenza di questi ultimi nel periodo più recente.

Ieri (18 Novembre 2011), al Corso "Crescere con la Buona Politica" che si tiene a Milano, è intervenuta la figlia di Alcide De Gasperi, Maria Romana. Che si trattasse di un racconto intenso e sentito s'è avvertito sin da subito. La fede, l'amore, la famiglia, i grandi valori sono state le parole e i concetti più ricorrenti nel lungo flusso di ricordi che la figlia del grande statista ha condiviso con tutti noi presenti.
De Gasperi era devoto alla Madonna e quando durante l'Università non aveva soldi a sufficienza per mangiare, andava a prendere un piatto di minestra calda in chiesa. Di origini trentine, De Gasperi vive le difficoltà della grande guerra e non mancano i suoi ricordi di quando "le donne piangevano, pioveva e faceva freddo...i giovani venivano mandati al fronte, venivano spinti ad uccidere ma andavano senza ira e non c'era niente che li ispirava a fare quello che gli veniva richiesto".
Dopo la pace, nel 1921, De Gasperi si trova in Italia e viene chiamato a sedere alla camera come deputato delle "sue" valli trentine: "io non pensavo ci fosse tanto rumore in Parlamento" fu uno dei suoi primi commenti. Chissà oggi cosa direbbe se vedesse quelle ignobili scene che animano quotidianamente le bagarre dell'emiciclo.

Imprigionato durante i primi anni del Ventennio, tra  le sue lettere dalla prigione si legge: "forse potevo essere più gentile con il fascismo, però se io fossi stato così non mi avreste amato". Ovviamente la lettera era destinata alla famiglia, elemento fondamentale della sua vita,"il porto dove il Politico può riposare".

Viene impiegato come bibliotecario presso la Biblioteca Vaticana ma presto viene affiancato alla politica. In un articolo, Missiroli invita De Gasperi: "fai presto, c'è bisogno del tuo coraggio".
Nelle campagne elettorali ricordava sempre la parola di Dio con serenità e rispetto. Spirito e fede erano la sua forza vitale ed era convinto che "il Signore da la forza e il coraggio per fare, poi quando hai svolto il tuo compito ti dice basta. Non siamo fatti per le cose infinite.". E De Gasperi effettivamente aveva fatto tutto quello che era nelle sue possibilità. Con Adenauer e Schuman avevano gettato le basi affinchè l'Europa non fosse più teatro di guerre e devastazione. I padri fondatori ci hanno lasciato in eredità i concentti di fraternità e condivisione!

A sinistra Romana De Gasperi,
a destra Enrico Marcora (Consigliere regione Lombardia)
Romana De Gasperi è convinta che oggi sia a livello nazionale, ma ancor più a livello Europeo, manca la passione e la comunicazione di quello che si fa. Se non c'è comunicazione non c'è interesse. 
Serve una nuova legge elettorale, altrimenti le strade per noi giovani (puliti e volenterosi) saranno sempre chiuse.
Proprio come fece il padre Alcide, bisogna convincere gli altri Paesi protagonisti della scena mondiale che l'Italia è una cosa seria. Ai tempi l'unica garanzia per convincere gli USA della necessità del Piano Marshall fu la persona di De Gasperi, oggi dobbiamo essere noi Italiani, soprattutto i giovani.

Ultimo concetto chiave: COESIONE. Coesione nazionale ma soprattutto coesione delle forze politiche.
Un aneddoto riportato da Romana De Gasperi racconta che un giorno Togliatti e De Gasperi erano nello stesso treno ma in vagoni diversi. Entrambi sapevano della presenza dell'altro ma non si cercarono. Togliatti scendendo dal treno dimenticò un mazzo di garofani rossi. Il giorno dopo De Gasperi fece recapitare nell'ufficio del rivale politico un mazzo di garofani bianchi con il messaggio: nelle mie mani i tuoi garofani sono diventati bianchi.

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