venerdì 4 novembre 2011

Il vero porcellum è il disinteresse dei giovani e nei confronti dei giovani.

Come sconfessare Aristotele e come salvare Dante.
Quella attuale potrebbe essere definita come l’era del possibilismo, intesa non come l’era delle possibilità, ma come l’era dove tutto è possibile. E’possibile che a Milano l’estate duri fino al 6 ottobre, è possibile che un insignificante ed immensamente piccolo neutrino superi le straordinarie teorie dell’immensamente grande Einstein.
E’ possibile che un tuareg nel bel mezzo del deserto comunichi in tempo reale con un Inuit dell’Alaska ma è pure possibile, anzi è realtà che si sconfessi quanto postulato da uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi: Aristotele.
Arisotele diceva: “I giovani non sono sospettosi perché di male non ne hanno ancora visto molto; sono fiduciosi perché non hanno ancora avuto il tempo di essere ingannati”.
Tralasciando la prima parte, è la seconda che ci riguarda molto da vicino.
Ai giovani viene sempre chiesto di ascoltare, ma non vengono mai ascoltati, perlomeno con la dovuta attenzione. I giovani vengono sempre tirati in ballo e usati come ariete quando c’è da guadagnare consenso, quando c’è da riposizionare le linee politiche dei partiti ma soprattutto quando bisogna metterci la faccia (fisicamente ma non intellettualmente!).

I giovani sono sfiduciati perché si sentono ingannati. Sempre di più.

Oggi si sente parlare sempre più insistentemente ma sempre meno programmaticamente di Democrazia Diretta: ebbene, si alla Democrazia Diretta ma non intesa come Anarchia diretta.
Sono tantissimi i forums, i blogs, i Tweets, i posts e le pagine Facebook inondate di appelli giovanili affinché i grandi ascoltino la nostra voce ma, purtroppo, nel magma socio-mediale la sommatoria delle insofferenze non  evolve in un unico appello generazionale. Così finisce per polverizzarsi e viene spazzato via.
Tutto questo porta ad un paradosso che io personalmente definisco paradosso della comunicazione incomunicabile.
Nell’era in cui la comunicazione crossmediale sembra realizzare il concetto di Villaggio Globale, teorizzato da Marshall Mc Luhan  nel 1968 e modificato nella forma ma non nella sostanza dal web 2.0, i giovani sembrano i cittadini privilegiati di questa comunità globale virtuale fondata sull’abbondanza comunicativa ma purtroppo continuiamo a non saper esportare e comunicare in maniera pragmatica e con lo stesso impeto e la stessa “violenza” le nostre idee ed i nostri sogni nella vita reale di tutti i giorni. Per dirla alla Celentano: il web è rock, la realtà e lento!
La fluidità e i ritmi frenetici dell’innovazione e del progresso in tutti i campi rendono ormai impensabili dei modelli socio-economici e politici fissi e applicabili  all’intera umanità globalizzata dobbiamo quindi rivedere un bel po’ di cose.
Soprattutto nella nostra realtà contingente, ovvero l’Italia, è tutto da rivedere. Viviamo di rendita da troppo tempo. Quando siamo in crisi però ci rifugiamo dietro l’ormai obsoleta espressione che ci indicava come il Bel Paese.
Cos’è rimasto di bello in un Paese dove non si investe nella ricerca, dove la disoccupazione giovanile sfiora il 30 %, dove “i cervelli” sono in fuga e tanti altri, implorati dagli stessi genitori, fuggiranno non appena laureati?? Cosa c’è di bello in un Paese dove nel 150° anniversario dell’Unità nazionale si parla sempre più insistentemente di Padania ma anche di movimenti Neoborbonici?
Infine, cos’è rimasto di serio in un Paese dove il premier, seppur non sia nuovo a simili boutade, se ne esce con Forza Gnocca e un programma di satira francese “le news de la semaine” riprendendo l’episodio, alla domanda “il nome del nuovo partito di Berlusconi?” suggerisce come opzione corretta “allez Minetti” ??
La sensazione è che non sia rimasto davvero nulla e se non avessimo quell’orgoglio che tanto ci contraddistingue avremmo già alzato bandiera bianca.
Un segnale importante viene da uno degli Italiani più stimati nel mondo, ovvero Mario Draghi.  Secondo il futuro Presidente della BCE «Senza giovani non si cresce» e solo rimuovendo le rigidità che impediscono lo sviluppo delle potenzialità delle giovani generazioni si potrà ricondurre l'economia italiana al rilancio.

Un'altra Italia c’è ed è l’Italia di tutti quei giovani citati da Mario Draghi e che hanno voglia di restare in questo Paese.
Un’Italia unita da Bolzano a  Santa Croce Camerina, un ‘Italia che crede ancora nella meritocrazia, nell’identità nazionale e nella legalità.
Un’Italia che sostiene fermamente l’integrazione e che non può prescindere da un valore-diritto-dovere qual’è il lavoro.
Un Italia che rimetta in moto l’ascensore sociale e che punti ad uno sviluppo sostenibile.
Un’Italia laica e sempre più europeista.

Dante, nel 33° canto dell’Inferno parlava degli italiani come “Le genti del bel paese là dove 'l sì suona”. Bene. Dopo aver sconfessato Einstein e Aristotele proviamo a salvare Dante:
DICIAMO SI ALLA RINASCITA DELL’ITALIA.

1 commento:

  1. Questo è il 3° articolo che leggo e devo dire ancora una volta che sono d'accordo con tutto quello che hai scritto. Mi rivedo nelle parole che ho appena letto perchè anch'io come tanti non ho più fiducia nel futuro, anzi nel futuro in Italia. Anche io sono una di quei giovani che pensa ad andare via e sfruttare le possibilità che ci vengono offerte altrove. Ho scelto il corso di studi di lingue straniere perchè mi dicevano tutti che mai come adesso sarebbe stato utile, in un mondo così unito sia a livello culturale che linguistico, ma giorno dopo giorno mi rendo conto che restando in Italia non combinerò mai niente e questo mi fa arrabbiare perchè io amo vivere qui e non vorrei stare in nessun altro posto. Ma è anche vero che se sarà necessario, se non riuscirò a creare qualcosa qui, me ne andrò; e capisco tutti quelli che l'hanno già fatto. A questo punto speriamo che le nostre parole vengano ascoltate e che i grandi al potere si ricordino di essere stati, come noi, giovani pieni di speranze e di sogni...

    Ps: se continui così non riuscirò mai a farti una critica!!! Impegnati!!!

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